(Rinnovabili.it) – Il Global Warming sembra davvero essere un serpente che si morde la coda. Gli effetti del surriscaldamento globale stanno provocando seri danni al permagelo, la percentuale di terre emerse perennemente ghiacciate, e questo, a sua volta, sta influendo negativamente sui cambiamenti climatici. Ad evidenziare la particolare relazione esistente tra scioglimento del permafrost e climate change è un nuovo rapporto pubblicato oggi dal Programma ambientale delle Nazioni Unite in occasione della seconda giornata della COP18.
Il documento lancia un allarme preoccupante: il permagelo, che copre quasi un quarto dell’emisfero settentrionale, contiene 1.700 miliardi di tonnellate di carbonio, il doppio di quello attualmente in atmosfera, e lo scongelamento potrebbe significativamente amplificare il riscaldamento globale. Non solo. Lo scioglimento potrebbe alterare drasticamente gli ecosistemi e causare costosi danni alle infrastrutture, soprattutto a causa dell’instabilità a cui il terreno, reso fragile dal disgelo, andrebbe incontro. Basti pensare alle drammatiche conseguenze ambientali determinate nel crollo del 1994 di un oleodotto nord della Russia, (causa terreno instabile) che ha provocato una fuoriuscita di 160.000 tonnellate di petrolio.
“Il permafrost è una delle chiavi per il futuro del pianeta, perché contiene grandi magazzini di surgelati di materia organica che, se scongelata e rilasciata in atmosfera, amplificherebbe il processo di aumento della temperatura e spingendoci verso un mondo più caldo”, ha dichiarato il sottosegretario generale e Direttore Esecutivo dell’UNEP Achim Steiner. “Il suo impatto potenziale su clima, ecosistemi e infrastrutture è stato trascurato per troppo tempo”, ha aggiunto.“Questa relazione cerca di comunicare a negoziatori, responsabili politici e il pubblico in generale le implicazioni del continuare a ignorare questo problema”.
Il rapporto raccomanda una valutazione speciale dell’IPCC sullo stato del permafrost e la creazione di reti di monitoraggio nazionali e piani di adattamento come passi fondamentali per far fronte alla sfida ed evitare che vengano rilasciati nell’atmosfera 43-135 miliardi di tonnellate equivalenti di biossido di carbonio entro il 2100.