(Rinnovabili.it) – Più le temperature aumentano, più lo scioglimento dei ghiacci avanza. Più si sciolgono, più è probabile che si verifichino terremoti e tsunami. Anche se siamo abituati a pensare a tutte queste tipologie di eventi come conseguenze dei cambiamenti climatici, ma senza altri fattori rilevanti ad accomunarle, gli scienziati del clima sono di un altro avviso.
E questi fenomeni – che sono già in corso, anche se per il momento non hanno raggiunto una portata o una frequenza elevate – si acuiranno ancora di più in futuro a causa del riscaldamento globale. Anche il mese di maggio, come i precedenti del 2016, ha stabilito il nuovo record del mese più caldo della storia. A registrare temperature ben al di sopra della media stagionale sono soprattutto aree come la Groenlandia, l’Artico e l’Alaska, dove sono concentrati la maggior parte dei ghiacciai del Pianeta.
Ma cosa succede quando i ghiacciai si ritirano? Dopo aver scolpito, quindi indebolito, le pareti delle catene montuose in cui sono incastonati, scompaiono e fanno quindi mancare un supporto strutturale essenziale. Basta allora un fenomeno come l’erosione, o scosse telluriche anche di bassa magnitudo, per causare crolli.
È quanto sta succedendo nelle ultime settimane in Alaska. Alla fine di giugno si è verificato uno smottamento di proporzioni enormi sul ghiacciaio di Lamplugh, poco meno di 200 km a ovest della capitale Juneau e affacciato su un vasto sistema di fiordi. L’origine della frana è probabilmente una cima sul lato ovest del ghiacciaio alta circa 2mila metri. L’osservatorio di Lamont-Doherty stima che siano state messe in movimento qualcosa come 165 milioni di t di materiale roccioso. L’enorme slavina ha causato un terremoto che l’Alaska Earthquake Center ha calcolato in 2,9 gradi Richter: un sisma piccolo, ma potenzialmente sufficiente a innescare smottamenti a catena.
In questo caso il fronte della frana non è arrivato in acqua. Ma lo scorso ottobre sì, in occasione di un crollo da una montagna vicina, e ne è scaturito uno tsunami che ha devastato le terre antistanti, compresa una collina alta 150 m.