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Scioglimento dei ghiacciai: calotta antartica “fusa” da fonte geotermica

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Il processo di scioglimento dei ghiacciai al Polo Sud è probabilmente iniziato migliaia di anni fa

 

(Rinnovabili.it) – Lo scioglimento dei ghiacciai che sta interessando il Polo Sud è veramente singolare. Secondo quanto scoperto da un team di scienziati guidati dal British Antarctic Survey (BAS), la base della calotta di ghiaccio antartica si sta sciogliendo a causa di una inaspettata fonte di calore geotermica, la quale produce acqua di fusione che drena via sotto la coltre di ghiaccio. Gli scienziati hanno utilizzato un radar che ha consentito loro di stimare l’estensione dell’area interessata: più grande della Greater London, oltre 1.500 chilometri quadrati. A quanto pare, la fonte di calore è il risultato di una combinazione di rocce radioattive e acqua calda proveniente dalle profondità della terra. Il fenomeno di scioglimento dei ghiacciai ha già interessato alcune aree e continua a scioglierne altre, consumando di fatto la calotta di ghiaccio antartica.

 

La scoperta, appena pubblicata sulla rivista Scientific Reports, emerge all’interno di un progetto internazionale, finanziato dall’Agenzia spaziale europea per aumentare i dati satellitari di quest’area del globo; attraverso rilevazioni radar, i ricercatori coinvolti, provenienti da Norvegia, Danimarca e Regno Unito, hanno potuto anche raccogliere dati relativi a spessore, struttura e condizioni alla base della calotta glaciale. Stando a quanto riferito dall’autore principale della ricerca, Tom Jordan, del BAS, è probabile che il processo di fusione osservato stia andando avanti da migliaia o addirittura milioni di anni e non stia modificando in modo profondo la calotta, ma l’acqua in eccesso generata da questo processo di fusione dei ghiacci potrebbe rendere questa regione più vulnerabile a fattori esterni, come i cambiamenti climatici. Lo stupore degli scienziati deriva anche dal fatto che finora si pensava che questa regione dell’Antartide fosse principalmente costituita da rocce antiche e fredde, con un impatto minimo sulla calotta glaciale soprastante.

 

Per il co-autore della ricerca, René Forsberg, della Technical University of Denmark questo è stato un grande esempio di come, attraverso la collaborazione internazionale, si possano esplorare anche le regioni più difficili del nostro pianeta. “Grazie all’incredibile efficienza logistica dell’US Antarctic program e della BAS – ha detto Forsberg – è stato possibile portare a termine un progetto partito con una mission e finito con la produzione di risultati scientifici completamente inaspettati”.

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