(Rinnovabili.it) – Se non mettiamo freno immediatamente alle emissioni di CO2 in atmosfera, anche al Polo Sud la calotta glaciale perderà la sua stabilità, aumentando esponenzialmente il rischio di uno scioglimento dei ghiacci antartici.
Lo rivela uno studio pubblicato su Science e coordinato da Simone Galeotti, dell’Università di Urbino. La ricerca nota come una concentrazione atmosferica di anidride carbonica pari a 600-750 parti per milione (ppm) possa generare mutamenti irreversibili in quel luogo fondamentale per gli equilibri climatici del pianeta che è l’Antartide. Oggi superiamo le 400 ppm, secondo gli ultimi dati diffusi la scorsa settimana dal NOAA. Perciò non ci resta molto tempo per invertire la rotta.
Solo se i livelli di CO2 potranno rimanere al di sotto di quel limite il Polo riuscirà a sopravvivere. Quando, 34 milioni di anni fa, la CO2 in atmosfera è scesa sotto le 750 ppm, in Antartide si è cominciato a formare uno strato di ghiaccio. Tuttavia, questo era ancora debole e vulnerabile alle variazioni stagionali della temperatura. Maggiore stabilità è arrivata 32,8 milioni di anni fa, quando la concentrazione atmosferica è scesa a 600 parti per milione.
Secondo Fabio Florindo, dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia (INGV), tra gli autori dello studio, tornare a quei livelli sarebbe disastroso. «Il livello degli oceani si alzerebbe di circa 60 metri. Se le emissioni di CO2 continuano con l’andamento attuale, il valore soglia potrebbe essere raggiunto nel 2100».
Enorme crepa in Antartide, allarme della NASA
Nel frattempo, la NASA ha richiamato l’attenzione sul preoccupante allargamento di una crepa nella piattaforma ghiacciata di Nansen, nella baia di Terranova. In questo punto dell’Antartide, potrebbe presto staccarsi un pezzo di ghiaccio grande due volte Manhattan, cominciando a vagare per l’Oceano.
La Nansen Ice Shelf misura circa 35 chilometri di larghezza e 50 chilometri di lunghezza: somiglia ad una mensola che sporge dal blocco di terra ghiacciata che compone la parte continentale del Polo Sud. Questi “scaffali galleggianti” sono importanti per trattenere il flusso di ghiaccio dall’interno del continente al mare. Se una parte della piattaforma si stacca, l’oceano può cominciare ad erodere il ghiaccio formatosi sulla placca continentale, un fenomeno che contribuisce all’innalzamento del livello del mare.