Al 13 febbraio in Italia mancano 6,5 mld m3 di neve
(Rinnovabili.it) – In un mese, il deficit di neve su Alpi e Appennini è quasi raddoppiato. Mentre si attendono le nevicate di questo inizio settimana, la scarsità di neve in Italia a metà febbraio riporta il Belpaese nella stessa situazione, critica, dello scorso inverno. L’equivalente idrico nivale – l’indicatore di quanta acqua è stoccata nell’accumulo di neve in montagna – ha raggiunto -64% rispetto alla media del 2011-2022. Era a -39% solo un mese prima, a metà gennaio. E con la fusione nivale che è attesa, solitamente, per i primi giorni di marzo, il tempo per nuovi consistenti accumuli è poco.
I dati sulla scarsità di neve in Italia
A livello nazionale, al 13 febbraio sui rilievi erano presenti appena 3,74 miliardi di metri cubi. Il deficit è significativo anche solo rispetto al 2023, quando alla stessa data si contavano 5,63 mld m3. Ma la media dell’ultimo decennio è a 10,26 mld m3. Se fino alla metà di gennaio, l’andamento ha ricalcato quello del 2023, da allora la scarsità di neve in Italia si è fatta più acuta.
La causa è il “tempo mite e secco, soprattutto nella seconda metà di gennaio, che ha aggravato un deficit preesistente”, spiega Francesco Avanzi, ricercatore dell’ambito Idrologia e Idraulica di Fondazione CIMA, che ha pubblicato l’aggiornamento del consueto monitoraggio sullo stato di innevamento in Italia. “Secondo le nostre stime, hanno portato a una fusione anticipata dell’ordine di 1 miliardo di metri cubi di acqua in neve nella seconda metà di gennaio. Purtroppo, la scarsità di neve ha caratterizzato i nostri monti per tutti gli ultimi tre anni”, aggiunge.
La fotografia a livello nazionale nasconde situazioni molto diversificate. La condizione dell’innevamento è peggiore sugli Appennini, dove la stagione della neve è “non pervenuta”, nota Fondazione CIMA. Il deficit sui monti che appartengono al bacino del Tevere arriva al -93% mentre quello relativo all’Abruzzo segna -85%. In pratica, l’ultima nevicata significativa della stagione data ormai a novembre 2023.
“Le cose non vanno meglio fuori dall’Appennino centrale. Il fiume Simeto, il principale della Sicilia orientale, registra un deficit del -61%, perché dopo le prime nevicate di gennaio il rialzo delle temperature ha portato a una fusione precoce della neve”, spiega Avanzi. “La neve di quest’area è solo una piccola parte di quella del territorio nazionale, ma è indice di una siccità generalizzata per la Sicilia”. Il 20 febbraio la regione Sicilia ha dichiarato lo stato di crisi per la siccità.
Al Nord la situazione è solo leggermente migliore, ma resta critica. Il dato complessivo dell’arco alpino segna -53%, analogo a quello di questo periodo del 2023. Il deficit sale però al -63% se si considera solo il bacino del Po, da cui arriva il principale contributo di risorsa idrica per la pianura Padana, dall’agricoltura all’energia.