(Rinnovabili.it) – Dopo 5 anni di negoziati fallimentari e risoluti ‘niet’ della Russia, alla fine il santuario marino in Antartide ha ottenuto il via libera. L’intesa è stata raggiunta oggi a Hobart, nella Tasmania australiana, durante la riunione annuale Commissione per la conservazione delle risorse marine dell’Antartide (CCAMLR). L’Unione europea e altri 24 paesi hanno raggiunto un compromesso per creare un’area protetta di oltre 1,5 mln di kmq nel mare di Ross. In questa zona – grande quanto Francia e Spagna insieme – sarà vietata ogni attività di pesca.
Da un lato l’accordo di Hobart è senza dubbio uno storico passo in avanti. È la prima volta che le nazioni riescono a trovare un’intesa per proteggere ecosistemi in acque internazionali, perciò costituisce un precedente importante. Dall’altro lato, però, si tratta di un compromesso decisamente al ribasso. Tecnicamente un santuario marino non dovrebbe essere “a tempo”: invece il mare di Ross sarà protetto solo per 35 anni. È il prezzo che il CCAMLR ha pagato per superare l’opposizione di Russia e Cina, le cui industrie della pesca hanno forti interessi nell’area.
Il mare di Ross è considerato l’ultimo ecosistema marino ancora intatto, habitat fondamentale per la maggior parte delle specie di pinguini e balene. Ma, soprattutto, è in quelle acque che vengono prodotti ben il 75% dei nutrienti necessari a sostenere la vita marina negli altri oceani del pianeta. Oltre all’area protetta, l’accordo prevede la creazione di due zone speciali dove la pesca è consentita, ma solo a scopi di ricerca. La prima, di 110mila kmq, permette la pesca di krill e merluzzo dell’Antartide, mentre la seconda (322mila kmq) solo di krill. Tuttavia, va sottolineato che l’accordo non ha stabilito una soglia alla quantità di pescato consentita nell’intero mare di Ross, come speravano in molti, ma si è limitato a definire un’area proibita all’industria della pesca.
Così l’Antartide, che nella sua parte continentale è protetto dal protocollo di Madrid sotto forma di “riserva naturale, votata alla pace e alla scienza”, continua comunque ad essere preda delle flotte di pescherecci. Il testo che è stato approvato – scritto da Nuova Zelanda e Usa – aveva incontrato fin da subito notevoli opposizioni. Non solo dalla Russia, che aveva rifiutato una durata di 50 anni, ma anche della Cina che ha provato a fissare una soglia temporale irrisoria: appena 20 anni. Nonostante l’accordo di oggi sarà molto complicato raggiungere un nuovo trattato sulla biodiversità marina in sede Onu, obiettivo auspicato da ambientalisti e biologi conservazionisti di tutto il mondo.