Il mix di inquinamento dell’acqua e riscaldamento globale ha portato la Grande Barriera Corallina sull’orlo dell’estinzione. Ecco cosa fare per salvarla
(Rinnovabili.it) – Le elezioni del 2016 in Australia sono l’ultima occasione per salvare la Grande Barriera Corallina. Secondo un articolo scientifico uscito sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science, il governo dovrebbe impegnare un miliardo di dollari l’anno su una scala di 10 anni per ridurre l’inquinamento delle acque marine. Basterebbero dunque una decina di miliardi spalmati nel tempo per dare al reef la possibilità di sopravvivere agli impatti devastanti del cambiamento climatico.
«Questa è l’ultima possibilità – ha detto l’autore dello studio, Jon Brodie della James Cook University – La spesa corrente è del tutto insufficiente. O la si implementa in maniera appropriata, o si rinuncia alla barriera corallina».
Il cambiamento climatico sta influenzando notevolmente questa zona unica al mondo, con l’aumento della temperatura dell’acqua che provoca lo sbiancamento dei coralli, cioè la loro morte. Il 93% delle barriere ad oggi è interessato dal fenomeno, che ha assunto una portata mai vista dal 1998. La capacità del reef di recuperare salute è ostacolata dall’inquinamento delle acque, causato in gran parte dalle operazioni di scavo sulla terraferma, cui si aggiunge il vasto utilizzo di fertilizzanti e pesticidi che migrano dai terreni agricoli nel mare. Anche la pesca danneggia la resilienza della Grande Barriera Corallina, distruggendo gli ecosistemi che mantengono sani i coralli.
Le misure necessarie a cambiare rotta dovrebbero portare la qualità dell’acqua agli standard che raggiungeva nel momento in cui la barriera si trovava nella sua forma migliore.
Alcune misure pensate dagli esperti hanno un taglio abbastanza radicale, ma questo dà il segno della situazione tragica in cui versa il reef. Sarebbe necessaria una regolamentazione più stringente, utilizzando le leggi di conservazione per bloccare le attività a terra che stanno inquinando l’acqua.
Alcune aziende agricole di canna da zucchero che ammorbano il mare con i pesticidi e i fertilizzanti dovrebbero essere espropriate e acquisite dall’autorità pubblica. Una misura certamente controversa, ma secondo lo studio anche percorribile. Molte di queste aziende non sarebbero particolarmente redditizie e gli agricoltori sarebbero felici di vendere la terra allo Stato. La speranza è che le imminenti elezioni permettano di agire con coraggio e salvare la Grande Barriera Corallina.