Il Consiglio di Stato ha risposto al Ministero della Salute in merito alla vendita dei sacchetti biodegradabili
(Rinnovabili.it)- I tanto discussi sacchetti biodegradabili per frutta, verdura, pesce e pane potranno essere portati da casa senza necessariamente dover essere acquistati al supermercato assieme ai prodotti. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, rispondendo alla richiesta del ministero della Salute riguardo al parere sulla norma che aveva introdotto l’obbligo di pagare ai supermercati le bioshopper usate abitualmente per l’acquisto di frutta e verdura. Si attende dunque nelle prossime settimane un regolamento da parte del ministero competente, proprio sulla base di quanto stabilito dal Consiglio di Stato. Le bioshopper monouso possono quindi sia essere portati da casa che essere comprate altrove, purché rispettino la normativa sull’igiene e la sicurezza alimentare.
La polemica era scoppiata nel gennaio scorso, quando con l’entrata in vigore del Decreto Mezzoggiorno era stato introdotto l’obbligo dell’uso dei sacchetti biodegradabili e compostabili anche per l’acquisto di merce sfusa. Le critiche erano state sollevate riguardo il fatto che non potendo essere distribuiti gratuitamente, i sacchetti dovevano essere acquistati separatamente –per un costo che varia da uno a tre centesimi – Secondo il sondaggio Monitor Ortofrutta di Agroter in collaborazione con Toluna, con l’introduzione dei sacchetti biodegradabili, il 12% degli italiani aveva deciso di comprare frutta e verdura già confezionata e il 21% era tornato dal fruttivendolo nei primi dieci giorni di gennaio 2018, proprio nel periodo di introduzione della norma e pur di non pagare il costo dei sacchetti.
Le buste, in quanto ecologiche, hanno un valore economico in sé e quindi “non possono essere sottratte alla logica del mercato”, scrive il Consiglio di Stato nel parere relativo all’affare 00263/2018. Proprio in virtù di questo non si può vietare al consumatore di comprarle in qualsiasi altra parte (“Per tale ragione, non sembra consentito escludere la facoltà del loro acquisto all’esterno dell’esercizio commerciale nel quale saranno poi utilizzate, in quanto, per l’appunto, considerate di per sé un prodotto autonomamente acquistabile, avente un valore indipendente da quello delle merci che sono destinate a contenere”). Ma il parere non si ferma qui. Dovendo la legge incentivare l’uso di materiali alternativi alla plastica, saranno accettati anche contenitori diversi, di carta ad esempio. “Senza escludere, alla luce della normativa vigente, che per talune tipologie di prodotto uno specifico contenitore non sia neppure necessario”, riporta il parere del Consiglio di Stato. Ma chi garantirà che la busta portata dal cliente al supermercato sia davvero a norma? Saranno proprio gli esercenti che dovranno vigilare. Gli esercizi commerciali sono infatti tenuti “alla verifica dell’idoneità e della conformità a legge dei sacchetti utilizzati dal consumatore, siano essi messi a disposizione dell’esercizio commerciale stesso, siano essi introdotti nei locali autonomamente dal consumatore – spiega il Consiglio di Stato – In quanto soggetto che deve garantire l’integrità dei prodotti ceduti dallo stesso, può vietare l’utilizzo di contenitori autonomamente reperiti dal consumatore solo se non conformi alla normativa di volta in volta applicabile per ciascuna tipologia di merce, o comunque in concreto non idonei a venire in contatto con gli alimenti”.