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A settembre, la Russia ratificherà l’Accordo di Parigi

Dopo quasi 3 anni dalla firma del trattato, la svolta della Federazione russa nasce dalla necessità di guadagnare una posizione di rilievo nei prossimi meeting internazionali su clima e sviluppo energetico.

russia accordo di parigiLa Russia è una delle 11 nazioni ad aver firmato ma non ancora ratificato l’Accordo di Parigi

 

(Rinnovabili.it) – La Russia firmerà l’Accordo di Parigi entro la fine dell’anno: il premier russo Alexei Gordeev ha chiesto al Ministro dell’Ambiente e a quello degli Affari esteri di presentare in Parlamento una proposta di Legge per ratificare l’accordo entro il 1° settembre.

 

L’adesione russa al trattato internazionale era già nell’aria da tempo e i vertici del Governo russo avevano paventato la possibilità di una ratifica formale entro fine 2020; l’accelerazione delle ultime settimane risponde all’urgenza strategica di guadagnare una posizione di rilievo alla prossima conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si terrà il 23 settembre a New York e dove dovrebbero essere rilanciati proprio gli obiettivi fissati con l’Accordo di Parigi.

 

Nel comunicato del Governo russo si legge esplicitamente che “è necessario lanciare il processo di ratifica prima del World Climate Action Summit di settembre 2019” e che la sottoscrizione dell’Accordo “potrebbe dare alla Russia ulteriori opportunità di partecipare ai negoziati e di proteggere i propri interessi nelle sedi internazionali che definiscono le regole per la riduzione delle emissioni di CO2 e sviluppano documenti di rilevanza mondiale“.

 

Al di là di un approccio strategico alle imminenti riunioni internazionali sul clima, il Governo russo sottolinea anche l’importanza di seguire i trend industriali ed energetici che si stanno affermando un po’ ovunque: “L’industria mondiale della generazione elettrica sta diventando sempre meno a base di carbonio – si legge nel comunicato – e questo determina un vantaggio competitivo per le merci e i beni di consumo prodotti nei Paesi con più energia verde”.

 

In questi mesi, il Parlamento russo sta rivedendo la legge quadro sul clima: la nuova direttiva dovrebbe permettere al Governo di introdurre limiti alla produzione di gas serra e di imporre tasse alle compagnie industriali che li oltrepassano. Allo stesso tempo, la nuova Legge quadro introdurrebbe il sistema di compensazione di carbonio e di carbon credit. I tributi dovrebbero confluire in un fondo di supporto per progetti di riduzione delle emissioni.

 

Ad oggi, la Russia è il quarto Paese più inquinante al mondo e una delle 11 nazioni, tra le 195 che hanno firmato l’Accordo di Parigi nel 2016, a non aver ancora ratificato il trattato internazionale sul clima (oltre alla Federazione Russa mancano ancora all’appello le ratifiche di Angola, Eritrea, Iran, Iraq, Kirghizistan, Libano, Libia, Sud Sudan, Turchia e Yemen).

 

In una conferenza su manifattura e industrializzazione dello scorsa settimana, il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha parlato dell’impatto che il cambiamento climatico sta avendo sul territorio russo e in particolare del rapido innalzamento delle temperature registrato nelle terre artiche: “Il degrado della natura e del clima continua – ha affermato Putin al summit tenutosi a Ekaterinburg, negli Urali – E diventa sempre più acuto a causa di siccità, cattivi raccolti e disastri naturali”.

 

Il leader russo ha poi messo in guardia dall’adottare un atteggiamento di “assolutismo” energetico che guardi esclusivamente alle rinnovabili: “La fede cieca in soluzioni semplici, appariscenti, ma inefficaci porta solo ad altri problemi – ha spiegato Putin – Quanto sarà confortevole per le persone vivere su un pianeta pieno di palizzate di turbine eoliche e diversi strati di pannelli solari?”.

 

Putin ha sottolineato l’importanza di mantenere attiva la produzione energetica da nucleare e da idrocarburi, mettendo in guardia contro alcuni “difetti” degl’impianti rinnovabili: “Tutti sanno che l’energia eolica è buona, ma in questo caso si stanno ricordando degli uccelli? Quanti uccelli stanno morendo? – ha spiegato il leader russo – Le pale eoliche vibrano così tanto che i vermi escono dal terreno. Davvero, non è uno scherzo, è una conseguenza seria di questi modi moderni di ottenere energia. Non sto dicendo che non sia necessario svilupparli, ovviamente, ma non dobbiamo dimenticare i problemi ad essi associati”.

 

Non esiste, tuttavia, letteratura scientifica a sostegno delle affermazioni del Presidente russo. Nel frattempo, inoltre, le preoccupazioni sulla salute delle regioni nordiche vengono quantomeno contraddette dal nuovo espansionismo russo nell’Artico: è di giugno, l’accordo tra la China National Chemical Engineering e la Neftegazholding, sussidiaria della compagnia di estrazione petrolifera di bandiera russa Rosnef, per una missione esplorativa del giacimento di Payaha, nella penisola del Tajmyr che si allunga dalla Siberia centrale fino a dentro al Mar glaciale artico e dove si stima potrebbero essere estratte fino a 420 milioni di tonnellate di petrolio.

 

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