La Corte federale di San Francisco ha ribadito la responsabilità dell'azienda biochimica nell'insorgere del linfoma non-Hodgkin di un agricoltore esposto per anni al glifosato contenuto nel diserbante, ma ha tagliato il risarcimento dovuto di 55 milioni di dollari.
Il Roundup è il diserbante a base di glifosato più venduto al mondo
(Rinnovabili.it) – La Corte federale di San Francisco, in California, ha respinto la richiesta di un nuovo processo avanzato dai legali dell’azienda biochimica Monsanto in relazione alla recente condanna a risarcire Edwin Hardemann, il 70enne ex giardiniere californiano affetto da linfoma non-Hodgkin a seguito del prolungato utilizzo del diserbante a base di glifosato Roundup. Nella sentenza, il tribunale statunitense ha ridotto l’ammontare del risarcimento dagli iniziali 80,27 milioni di dollari a 25,27 milioni di dollari, ma ha ribadito la colpevolezza dell’azienda acquisita lo scorso anno dalla Bayer.
Il giudice federale Vince Chhabria ha ritenuto che le prove presentate durante il processo fossero sufficienti a giustificare la richiesta di interessi compensativi da 5,27 milioni di dollari avanzata dai legali del signor Hardemann, ma ha abbassato la quota di danni punitivi a carico della Monsanto da 75 a 20 milioni di dollari perché quasi 15 volte superiore alla cifra di compensazione e quindi “costituzionalmente inammissibile”. La Corte Suprema degli Stati Uniti fissa infatti il limite massimo di rapporto tra danni punitivi e compensativi in 9 a 1.
“La condotta di Monsanto, per quanto riprovevole, non giustifica un rapporto di tale entità – si legge nella sentenza firmata dal giudice Chhabria – In particolare in assenza di prove che dimostrino l’occultamento intenzionale di un rischio evidente o noto di sicurezza”.
I legali dell’azienda biochimica hanno accolto con favore la decisione di ridurre l’entità del risarcimento, definita in un comunicato “un primo passo nella giusta direzione”, e hanno annunciato che presenteranno un nuovo appello per contestare il verdetto di colpevolezza.
A sostegno della propria posizione, Monsanto cita esplicitamente la recente risoluzione dell’Environment Protection Agency, l’Agenzia di tutela dell’Ambiente USA, che ribadiva l’inserimento del glifosato tra le sostanze non cancerogene. Una conclusione in contrasto con quelle dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro che, nel 2015, aveva invece catalogato il glifosato tra le sostanze probabilmente cancerogene e pericolose per la salute umana.
Già la scorsa estate, un tribunale californiano aveva ridotto da 289 a 78,5 milioni di dollari il risarcimento dovuto da Monsanto al giardiniere scolastico Dewayne Johnson cui era stato diagnosticato la stessa patologia del signor Hardemann a seguito dell’uso prolungato del Roundup.
A maggio 2019, l’azienda biochimica è stata condannata al risarcimento record di 2 miliardi di dollari per una coppia colpita da linfoma non-Hodgkin. In questo caso, i giudici federali avevano ritenuto Monsanto colpevole di non aver adeguatamente informato i propri clienti dei rischi connessi all’uso prolungato dei diserbanti a base di glifosato. I legali della Bayer Monsanto hanno annunciato ricorso anche per questa sentenza.
Nei solo Stati Uniti sono oltre 13.400 le persone che hanno avviato procedimenti legali contro la Monsanto in merito alla commercializzazione del Roundup.