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Rivoluzione verde in Etiopia grazie all’agroecologia

Un territorio desertico grande come l’Inghilterra tornerà verde e coltivabile. Il progetto etiope è unico al mondo, e si basa sull'agroecologia

Rivoluzione verde in Etiopia grazie all’agroecologia.(Rinnovabili.it) – Con l’agroecologia un sesto dell’Etiopia tornerà verde. È la promessa fatta dal governo al presidente delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, che fino ad oggi non aveva mai sentito niente di simile.

Il progetto di “regreening” prende le mosse da un’esperienza su scala più piccola, che ha portato alla riqualificazione di Abrha Weatsbha, nel nord del Paese. Il suolo era martoriato da alluvioni e siccità, e le persone avevano costante bisogno di aiuti alimentari. Succedeva 15 anni fa. Oggi, Abrha Weatsbha è una regione irriconoscibile, sono stati piantati milioni di arbusti e alberi, pozzi asciutti sono stati rivitalizzati e la frutta è tornata a pendere dai rami. È bastato poco tempo, grazie alla collaborazione fra le comunità rurali.

 

Tutto questo adesso verrà applicato su più ampia scala, un territorio grande come l’Inghilterra. Si tratta del tentativo più ambizioso di ridurre l’erosione del suolo, accrescere la sicurezza alimentare e adattarsi al cambiamento climatico. L’esempio di Abrha Weatsbha dimostra che si può fare, e anche piuttosto in fretta. Il segreto è l’agroecologia: non un semplice ripiantamento della vegetazione, pratica che in territori aridi non attecchisce. Ma una combinazione di grano e alberi sullo stesso terreno, un insieme di tecniche che affonda le sue radici nella filosofia ed è strumento di un ripensamento radicale del rapporto fra essere umano e ambiente. Questo insieme di pratiche è figlio dell’elaborazione teorica di Pierre Rabhi, contadino-filosofo Algerino che sta portando la sua idea in tutto il mondo.

 

L’impegno etiope ha dimostrato che funziona: a cascata sono arrivate le proposte di tanti altri Stati, che hanno deciso di seguirne le orme. L’Uganda si è impegnato per 2.5 milioni di ettari, la repubblica democratica del Congo per 8, il Guatemala per 1.2 e il Cile per 100 mila. Se ne attendono ancora da qui alla conferenza di Parigi, nel dicembre 2015. Anche perché questi progetti valgono crediti di carbonio. Il “regreening” inoltre porta le zone riconvertite a produrre grandi quantità di cibo che riescono a tamponare un po’ l’aumento della fame a seguito della crescita esponenziale della popolazione nel continente africano. Una scommessa, quella dell’agroecologia, che potrebbe rivelarsi l’unica arma vincente contro il sovrappopolamento di quelle zone.