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Riutilizzo della CO2: un nuovo e redditizio business

I ricercatori hanno indagato costi e benefici derivanti dal riutilizzo della CO2 catturata da atmosfera e gas di scarico. Ogni anno si potrebbero “annullare” quasi 10 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio

By NASA/GSFC - https://www.jpl.nasa.gov/images/earth/climate/20151109/m15-162b.jpg, Public Domain, Link
By NASA/GSFC – https://www.jpl.nasa.gov/images/earth/climate/20151109/m15-162b.jpg, Public Domain, Link

Un nuovo studio sostiene che per  mantenere l’aumento delle temperature al di sotto dei 2 gradi è necessario puntare su cattura e riutilizzo della CO2

(Rinnovabili.it) – Il processo di cattura e riutilizzo della CO2 per la fabbricazione di prodotti utili  – dai carburanti alle plastiche – potrebbe presto diventare una nuova – e redditizia – industria globale. A sostenerlo è lo studio recentemente condotto dall’Università di Oxford insieme alla UCLA e ad altre cinque istituzioni (Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change in Berlin, Humboldt University in Berlin, Imperial College London’s Centre for Environmental Policy, University of Leeds’ School of Earth and Environment, and the Institute of Biological and Environme)

I ricercatori hanno per la prima volta indagato il potenziale, in termini energetici ed economici, di 10 diversi modi di utilizzare la CO2 “isolata” dall’atmosfera o separata dai gas di scarico.

Pubblicata su Nature, la ricerca ha scoperto che, in media, ogni anno si potrebbero “recuperare” circa 500 milioni di tonnellate di CO2, evitando che finiscano nell’atmosfera. Uno scenario ancor più ottimista prevede addirittura 10 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio all’anno, ad un costo teorico inferiore a 100 dollari  per tonnellata.

 

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“L’analisi che abbiamo presentato chiarisce che l’utilizzo di anidride carbonica può essere parte della soluzione per combattere i cambiamenti climatici, ma solo se coloro che hanno il potere di prendere decisioni a tutti i livelli di governo e finanza si impegneranno a cambiare le politiche e fornire incentivi di mercato in più settori”,  ha affermato Emily Carter, professore di ingegneria chimica e biomolecolare presso la UCLA Samueli School of Engineering e co-autore del documento. “L’urgenza è enorme e ci resta poco tempo per effettuare il cambiamento“.

Secondo il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius nel resto del 21° secolo richiederà la rimozione del biossido di carbonio dall’atmosfera in un ordine compreso tra le 100  e le 1.000 gigatonnellate. Attualmente, le emissioni di questo gas serra stanno aumentando di oltre l’1% all’anno, e hanno già raggiunto un livello record di 37 gigatonnellate nel 2018. “La rimozione di gas a effetto serra è essenziale per ottenere emissioni nette pari a zero e stabilizzare il clima“, ha spiegato Cameron Hepburn, direttore della Smith School of Enterprise and Environment di Oxford e tra i principali autori dello studio. ”Non abbiamo ridotto le nostre emissioni abbastanza velocemente, quindi ora dobbiamo anche iniziare a estrarre l’anidride carbonica dall’atmosfera. I governi e le società si stanno muovendo in questa direzione, ma non abbastanza rapidamente”.

 

La “molla” che potrebbe convincere il settore industriale ad investire in simili tecnologie sarebbe ovviamente di natura economica, essendo il ri-utilizzo del biossido di carbonio decisamente più conveniente in termini di costi. Ad esempio, in alcuni processi di produzione della plastica, il riciclo della CO2 come materia prima si dimostra una soluzione largamente più ecologica rispetto all’utilizzo di idrocarburi convenzionali. Allo stesso modo, si potrebbero ottenere risultati più che positivi anche in specifici settori generalmente più difficili da decarbonizzare, uno su tutti il trasporto aereo. Poiché costi e benefici variano com’è ovvio in base al settore in cui le nuove tecnologia verrebbero impiegate, i ricercatori hanno individuato quelli da cui partire per dare il via alla rivoluzione. “Bisognerebbe cominciare con i settori più semplici ed in grado di agire su larga scala, come l’agricoltura, la silvicoltura e l’edilizia“, ha dichiarato Carter. “Allo stesso tempo, bisognerebbe investire nella ricerca e nello sviluppo, sia nel settore accademico che in quello industriale, di soluzioni ad alta tecnologia utili a catturare e convertire l’anidride carbonica in prodotti futuri”. 

 

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