Il WWF diffonde i dati del Global Footprint Network, stando ai quali l’utilizzo delle risorse naturali ha superato il livello in cui il pianeta riesce a rigenerarle
(Rinnovabili.it) – L’umanità è in rosso sul conto delle risorse naturali e a poco più di tre mesi dalla fine del 2011, il fabbisogno di risorse ha sorpassato il livello che il pianeta è in grado di fornire e rigenerare. Questa la dura sentenza del Global Footprint Network (GFN), l’organizzazione di ricerca internazionale che promuove la scienza della sostenibilità lavorando sull’impronta ecologica e con la quale il WWF pubblica dal 2000 il rapporto biennale “Living Planet Report”.
Secondo i dati del Sustainable Europe Research Institute, infatti, ogni anno vengono estratte e utilizzate circa 60 miliardi di tonnellate di materie prime, praticamente 22 chilogrammi procapite al giorno (8 tonnellate all’anno a persona), che diventano 40 se consideriamo anche i materiali di estrazione e quelli estratti e non utilizzati: un (ab)uso di quasi il 50% in più rispetto a solo 30 anni fa. Non sono i numeri della lotteria, ma il bilancio di una realtà che, se non inverte la propria tendenza, rischia di compromettere seriamente lo sviluppo del pianeta.
Il conto è in rosso, dunque, e l’unico rimedio per pareggiare il bilancio è puntare a un futuro sostenibile. Secondo il direttore scientifico del WWF Italia, Gianfranco Bologna: “il segnale è molto chiaro e costituisce uno stimolo fortissimo per accelerare la trasformazione del nostro sistema economico verso una strada di sostenibilità e di una nuova economia che metta al centro il valore del capitale naturale, senza il quale non esiste benessere e sviluppo economico nelle nostre società”.
In un tale contesto, l’Europa è il continente con il più elevato tasso di importazione di risorse, dai Paesi più poveri, destinate a mantenere il proprio livello dei consumi: i chilogrammi di risorse estratti ogni giorno a persona, infatti, sono 36, ma salgono a 43 se si prendono in considerazione anche le risorse estratte e inutilizzate.
L’insostenibilità della situazione deve dunque orientarsi verso altre strade. Secondo Bologna, la prima cosa sensata da fare sarebbe una trasformazione dei mercati che riduca significativamente il consumo di materie prime come il legno, la carta, il cotone, l’olio di palma e il pesce. Ma al di là di un cambiamento radicale delle filiere produttive delle imprese, potrebbe essere di estrema utilità anche un cambiamento delle abitudini quotidiane degli esseri umani, spesso inconsapevoli di quanto azioni apparentemente innocue possano avere conseguenze notevoli sulla sostenibilità del pianeta.
Ma com’è possibile alleggerire la propria impronta sul mondo?
Per rispondere a questa domanda e renderci consapevoli del peso delle nostre azioni quotidiane, il WWF ha elaborato due programmi interattivi, che danno indicazioni concrete all’utente.
Il primo è “Il carrello della spesa”, con cui calcolare il peso del cibo che raggiunge le nostre tavole. Consultabile sul sito del WWF, è una sorta di supermercato virtuale attraverso cui si può calcolare quanto le nostre scelte alimentari siano responsabili di emissioni di gas a effetto serra e a quanto ammonti il consumo di acqua. Il programma fornisce anche suggerimenti su come ridurre il proprio impatto ambientale e scegliere un menù green e a basso consumo di acqua.
Il secondo programma interattivo è “Il calcolatore dell’impronta di carbonio”, utile a capire quanto le nostre attività quotidiane contribuiscano alle emissioni di anidride carbonica e quindi influenzino i cambiamenti climatici.
Gli strumenti, dunque, ci sono; la consapevolezza sta pian pianino aumentando. L’auspicio è che riusciamo tutti ad “alleggerirci” e ad avere un passo più felpato.