Se i leader globali daranno seguito agli impegni presi con l'accordo di Parigi, si prevedono perdite enormi per chi investe in combustibili fossili
Puntare sui combustibili fossili non pagherà, ma farà pagare
(Rinnovabili.it) – Gli investimenti in combustibili fossili potrebbero presto rivelarsi incapaci di fornire un ritorno alle grandi compagnie energetiche che oggi li sostengono. Il pericolo di ritrovarsi con molti asset bloccati dai limiti imposti dalle politiche climatiche sono concreti, al punto che mai come in questi ultimi anni gli azionisti stanno chiedendo informazioni più dettagliate sui rischi finanziari che le aziende decidono di sostenere. Se infatti i leader globali saranno in grado di tener fede all’accordo di Parigi, la possibilità che si verifichino shock di mercato nei settori di petrolio, gas e carbone non sono affatto escluse.
Secondo gli esperti di Carbon Tracker, che hanno pubblicato una nuova ricerca, il rischio per giganti dell’energia è di perdere 1.600 miliardi di dollari di capitale investito, se non si preparano per uno scenario in cui i governi agiscono per evitare un pericoloso riscaldamento globale. Attualmente, le promesse politiche sommate fra loro non bastano ad evitare un aumento delle temperature di 2,7 °C entro fine secolo, rispetto ai livelli preindustriali. Ma il testo dell’accordo di Parigi chiede ai paesi di limitare il riscaldamento a “ben al di sotto” dei 2 °C. I governi possono implementare i loro impegni, e le richieste in tal senso vengono sia dalla scienza che dalla società civile.
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Ma cosa succederebbe al settore fossile se il protocollo venisse rispettato? Carbon Tracker ha ipotizzato che il mondo riesca a centrare l’obiettivo degli 1,75 °C, confrontando la produzione di combustibili fossili al 2035 con quella di uno scenario business as usual. Gli analisti hanno poi fatto lo stesso con gli investimenti, usando come deadline il 2025. Hanno concluso che quello del petrolio è il settore più esposto, con 1.300 miliardi di spesa futura a rischio in uno scenario diverso da quello attuale. I progetti ad alta intensità di capitale sono i più vulnerabili, con in testa le sabbie bituminose o le trivellazioni in Artico.
A tutto ciò segue il gas, con 228 miliardi di dollari di investimenti in bilico. Metà della potenziale spesa futura per lo sviluppo del settore rischia di diventare antieconomica. Infine, il carbone affronta un rischio pari a 62 miliardi, dei quali 41 in Cina e 10 miliardi negli Stati Uniti. Nessuna nuova miniera di carbone sarà fattibile in nessun’altra parte del mondo se non in India, spiegano gli analisti.