Rinnovabili • Rischio eventi estremi Italia: ENEA, Trentino il più colpito Rinnovabili • Rischio eventi estremi Italia: ENEA, Trentino il più colpito

In 20 anni, 378 morti da eventi estremi in Italia: la mappa dell’ENEA

Tra il 2003 e il 2020 il Belpaese conta 378 decessi (297 uomini, 81 donne), di cui 321 per frane e valanghe, 28 per tempeste e 29 per inondazioni. Le regioni più colpite sono Trentino-Alto Adige, Lombardia, Sicilia, Piemonte, Veneto, Abruzzo. I dati della prima mappa nazionale degli eventi estremi che prende come indicatore la mortalità associata a questi fenomeni

Rischio eventi estremi Italia: ENEA, Trentino il più colpito
via depositèhotos.com

Dall’ENEA la mappa del rischio per gli eventi estremi in Italia

(Rinnovabili.it) – E’ il Trentino-Alto Adige la regione con la maggiore mortalità per eventi climatici estremi. Dei 282 comuni sul territorio delle due province autonome, tra il 2003 e il 2020 ben 44 sono stati colpiti da frane, smottamenti, inondazioni o altri fenomeni legati a eventi estremi che hanno causato almeno 1 decesso. In tutto, i morti sono stati 73. Lo riferisce l’ENEA, che ha rilasciato la prima mappa della mortalità legata al rischio eventi estremi in Italia.

Il 90% dei comuni italiani è a forte rischio idrogeologico. Un rischio che riguarda direttamente 8 milioni di persone tra frane (1,3 mln) e inondazioni (6,9 mln). E che aumenta con l’aggravarsi della crisi climatica: Tra gennaio e maggio 2023 gli eventi meteorologici estremi sono aumentati del 135% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo uno studio di Censis-Confcooperative pubblicato lo scorso febbraio, sono a rischio il 25% delle pmi e in 40 anni il conto dei disastri climatici nel Belpaese è arrivato a 210 miliardi di euro, praticamente l’importo totale del PNRR.

In montagna è più alto il rischio da eventi estremi in Italia

Lo studio dell’ENEA guarda il rischio degli eventi estremi in Italia da una prospettiva diversa. Invece di concentrarsi sul rischio idrogeologico prende come indicatore la mortalità dovuta agli eventi estremi. “La mortalità è l’unico indicatore sanitario immediatamente disponibile per tutti i comuni italiani e la Banca Dati Epidemiologica dell’ENEA consente di effettuare studi sull’intero territorio nazionale utilizzando la mortalità per causa come indicatore di impatto”, spiega Raffaella Uccelli, ricercatrice del Laboratorio ENEA Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme alla collega Claudia Dalmastri.

Dalla mappa elaborata dall’ENEA risulta che il Trentino e l’Alto Adige sono i due territori più a rischio. Seguono poi Lombardia (55 decessi e 44 comuni), Sicilia (35 decessi e 10 comuni), Piemonte (34 decessi e 28 comuni), Veneto (29 decessi e 23 comuni) e Abruzzo (24 decessi e 12 comuni). Ma c’è un alto numero di comuni a rischio anche in Emilia-Romagna (12), Calabria (10) e Liguria (10). La Valle d’Aosta conta pochi decessi, appena 8, ma è inserita tra le regioni ad alto rischio perché il dato è elevato se si tiene conto degli abitanti complessivi.

La mortalità da eventi climatici estremi è più alta nei paesi di montagna e poco abitati. Qui si concentra circa il 50% dei 247 comuni italiani con almeno un decesso. Il rischio in queste aree “potrebbe essere connesso alla loro fragilità intrinseca e alle difficoltà degli interventi di soccorso”, suggerisce l’ENEA.

“Gli eventi meteo estremi stanno aumentando di frequenza e intensità a causa dei cambiamenti climatici, con conseguenze drammatiche su territori e popolazioni, in particolare sugli over 65, la cui percentuale in Italia è aumentata del 24% in 20 anni. Conoscere le aree a più alto rischio anche per la mortalità associata diventa quindi fondamentale per definire le azioni prioritarie di intervento, allocare risorse economiche, stabilire misure di allerta e intraprendere azioni di prevenzione e di mitigazione a tutela del territorio e dei suoi abitanti”, conclude Raffella Uccelli.