Il PRI si scaglia contro l’IEA, che non prende sul serio le conseguenze economiche del rischio climatico.
(Rinnovabili.it) – Il direttore esecutivo del Principles for Responsible Investments (PRI, il principale supporter mondiale per gli investimenti responsabili) ha inviato una lettera all’Agenza Internazionale per l’Energia (IEA) invitandola ad impegnarsi maggiormente nella valutazione del rischio climatico dopo la pubblicazione del rapporto annuale dell’IEA dal titolo World Energy Outlook 2019.
Il pericolo paventato dal PRI riguarda la severità dei regolamenti sul clima che, entro il 2025, potrebbero costare al mondo dell’economia circa 2,3 mila miliardi di dollari in valore aziendale, in particolar modo per il settore dei combustibili fossili e quello dell’agricoltura. Il problema principale per gli investitori è l’assenza di un’alternativa credibile e lungimirante per la pianificazione aziendale. Il PRI, infatti, mette in luce come i mercati finanziari stiano valutando erroneamente il rischio climatico, esponendo le economie globali a crisi sistemiche e perdite finanziarie. Questa “carenza strategica” è fortemente percepita proprio dagli stessi azionisti, la cui sfiducia (insieme ad eventuali, e bruschi, cambiamenti nelle politiche di finanziamento) rischierebbe di compromettere gravemente le attuali strategie di investimento.
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Nello specifico, Fiona Reynolds (amministratore delegato del PRI) sottolinea come nel rapporto IEA manchi del tutto una visione inerente ad una nuova politica climatica, in grado soprattutto di aiutare i mercati finanziari a classificare il rischio climatico e di transizione energetica, prefigurando degli scenari realistici.
Secondo il PRI, i regolamenti volti a ridurre le emissioni di carbonio dovrebbero intensificarsi nei prossimi anni, poiché i paesi si affretteranno a soddisfare gli obblighi previsti dall’Accordo di Parigi. Reynolds, infatti, dichiara che “man mano che i cambiamenti climatici diventano una realtà, aumentano le pressioni sociali e le soluzioni a basse emissioni di carbonio diventano più economiche, è altamente improbabile che i governi non facciano niente per far fronte al riscaldamento globale, e ciò rappresenta un’enorme minaccia per il sistema economico-finanziario”.
Il più esposto al rischio climatico sarebbe, ovviamente, il settore dei combustibili fossili (che produce circa 2/3 delle emissioni globali di gas serra), che a detta del PRI potrebbe perdere 1/3 del suo valore attuale. In particolare, le imprese di carbone potrebbero perdere fino al 44% del loro attuale valore, mentre le principali compagnie petrolifere e del gas rischiano di perdere fino al 31% della loro quota di mercato. Tuttavia, secondo il PRI, oltre ai perdenti ci sarebbero anche i vincitori, tra cui il mondo del settore automobilistico, che sta investendo pesantemente sull’energia elettrica a basse emissioni e che, per tale ragione, potrebbe vedere raddoppiato il proprio valore di mercato.
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Per far fronte a questa generale instabilità, ritenuta lo scenario più probabile dal 59% degli investitori e, rispetto alla quale, molto aziende sono oggi del tutto impreparate, il PRI ritiene che sia tempo di prendere seriamente coscienza del rischio climatico. Nello specifico, nell’ambito del programma Inevitable Policy Response, il gruppo ha incaricato il Vivid Economics and Energy Transition Advisors di produrre uno scenario di previsione politica globale (Forecast Policy Scenario, FPS) che miri a fornire uno strumento di controllo e di previsione realistico del rischio climatico per gli investitori.
L’FPS del PRI, dunque, si pone come alternativa allo scenario IEA, cercando di fornire un’immagine il più credibile possibile di come si svolgerà l’inevitabile risposta politica ai cambiamenti climatici e, quindi, in che modo ne sarà influenzata l’economia globale.