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Con il riscaldamento globale, danni da uragani su del 70%

Se lo scenario più pessimistico tracciato dall'IPCC si tradurrà in realtà, i danni finanziari causati dagli uragani saranno sempre più difficili da affrontare

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I danni degli uragani “monstre” sono destinati a crescere

 

(Rinnovabili.it) – Se le stime dell’IPCC sono corrette, il riscaldamento globale porterà ad un aumento della temperatura oceanica che favorirà lo sviluppo di uragani sempre più intensi. Tanto intensi da far salire del 70%, entro il 2100, le perdite finanziarie legate ai disastri. Lo prevede uno studio pubblicato sulla rivista Sustainable and Resilient Infrastructure, che ha analizzato 13 contee della South Carolina situate a meno di 80 km dalla costa. I ricercatori dell’Università del Vermont, che hanno incrociato dati NOAA sugli uragani degli ultimi 150 con informazioni dell’Agenzia USA per la gestione delle emergenze, hanno tracciato due scenari possibili: uno in cui le temperature dell’oceano rimangono invariate tra il 2005 e il 2100, e uno in cui le acque si riscaldano alla velocità prevista dalle stime più nefaste dell’IPCC.

 

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Nel primo caso, lo studio disegna un quadro in cui le perdite economiche attese nella regione sarebbero di 7 miliardi di dollari. Nel secondo caso, invece, intensità e dimensione degli uragani sarebbero molto maggiori, e le perdite attese schizzerebbero a 12 miliardi di dollari. Lo studio non ha rivelato che oceani più caldi porteranno a fenomeni più frequenti, ma ha invece scoperto che cresceranno la velocità del vento e la “taglia” delle tempeste, capaci dunque di coinvolgere aree più vaste e aumentare i danni.

«Questo lavoro dimostra che è probabile un significativo aumento dei danni e delle perdite nella zona litoranea della South Carolina e, implicitamente, in altre comunità costiere a causa del cambiamento climatico – ha affermato uno degli autori della ricerca, David Rosowky, ingegnere civile presso l’Università di Vermont –
Per essere preparati, dobbiamo costruire, progettare, riqualificare, rinnovare e adeguare molte strutture nelle comunità vulnerabili, in modo da affrontare un simile futuro».