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Il riscaldamento globale minaccia la produzione vinicola mediterranea

riscaldamento globale

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I braccianti perdono produttività con il riscaldamento globale

 

(Rinnovabili.it) – L’Italia è considerata patria del buon vino, che rappresenta un fiore all’occhiello della nostra produzione agroalimentare. Esportato in tutto il mondo e ambìto ad ogni latitudine, potrebbe tuttavia perdere gran parte del suo fascino a causa di forze maggiori. In questo caso, del riscaldamento globale. Secondo la rivista Temperature sarebbe sufficiente un lieve aumento della temperature nella fascia mediterranea per generare effetti negativi sulla produttività dei braccianti agricoli, che già oggi si trovano a dover trascorrere faticose giornate lavorative alla raccolta dell’uva, talvolta in condizioni sfruttamento e caporalato.

La ricerca è la prima del suo genere in Europa a valutare l’impatto del caldo crescente sui lavoratori agricoli. Per trarre le conclusioni, i ricercatori hanno utilizzato la time-motion analysis per valutare la produttività e la produzione di sette lavoratori impiegati nella raccolta dell’uva. Si tratta di un metodo che suddivide un compito complesso in piccoli passi più semplici, prevede un’osservazione attenta della sequenza di movimenti eseguiti dal dipendente per ciascun passaggio, grazie alla quale è possibile rilevare ed eliminare ogni movimento ridondante o sprecato. Infine, viene calcolato il tempo preciso per ogni movimento “corretto”. Da queste misurazioni possono essere stimati tempi e prezzi di produzione e di consegna e possono essere elaborati schemi di incentivazione.

 

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Lo studio si è svolto a Cipro, dove i raccoglitori lavorano con il termometro che segna anche 36 °C. Quando la colonnina di mercurio era al suo apice, i ricercatori hanno notato una perdita di produttività fino al 27%, dovuta alla maggior fatica percepita a causa dello sforzo cui il calore costringe i sistemi metabolici e cardiovascolari.

All’aumento delle temperature si è stimata anche una riduzione del 15% del tempo di lavoro che i braccianti riuscivano a garantire. Questo a causa delle interruzioni non pianificate ma necessarie a riprendere fiato. L’industria del vino vale lo 0,2% del Pil mondiale, e con il riscaldamento globale – essendo un settore in cui il lavoro manuale è ancora determinante – rischia di subire perdite cospicue.

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