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“Riscaldamento globale sotto 1.5°C o moriremo”

Riscaldamento globale sotto gli 1.5°C o moriremo

 

(Rinnovabili.it) – I piccoli stati insulari non hanno abbandonato la speranza che si possa raggiungere un accordo globale sul clima in grado di mantenere il riscaldamento globale sotto gli 1.5 °C. Oggettivamente, la fiducia dell’ambasciatore delle Maldive, Ahmed Sareer, non sembra del tutto ben riposta. Eppure Sareer, che ha recentemente assunto la presidenza della Alliance of Small Island States (AOSIS), non può ignorare alcuni fatti: il Commissario al Clima e l’Energia europeo ha già preparato il terreno con una dichiarazione (“Non sarà un grave problema se non si raggiungerà un accordo”), e così ha fatto l’Alto funzionario ONU per il Clima, Christiana Figueres (“la COP21 non ci metterà sul percorso dei 2 °C”).

Ma l’ambasciatore non si rassegna, e dichiara che il futuro del suo Paese dipende da un accordo ambizioso da raggiungere a Parigi. Gli Stati insulari temono infatti che un innalzamento del livello dei mari possa annientare le comunità che vi abitano.

«Restare sotto gli 1.5 °C è possibile», ha detto Ahmed Sareer durante il vertice di Ginevra conclusosi venerdì.

 

 

L’AOSIS è composta da 44 membri, fra Stati e osservatori. Alcune isole stanno già lottando contro gli effetti del cambiamento climatico: «Ad esempio, nelle Maldive, stiamo avendo a che fare con l’erosione, con eventi meteorologici e crisi della biodiversità. La barriera corallina è in pericolo. Sono cose che vediamo peggiorare giorno dopo giorno, i problemi di altre nazioni non hanno questa portata».

A giugno, il presidente delle Kribati, Stato insulare dell’Oceania, ha detto che ormai era «troppo tardi per salvare molte isole dall’innalzamento del livello dei mari», mettendo in guardia sul possibile «totale annichilimento» di Kribati, Tuvalu, isole Marshall e Maldive.

 

Ahmed Sareer oggi riprende il suo messaggio, atterrito dalle scarse proposte sul tavolo di Ginevra. Il presidente dell’AOSIS spera che l’abbandono dei combustibili fossili e il passaggio all’eolico e al fotovoltaico negli Stati insulari, possa servire da esempio per i grandi inquinatori. Un piccolo drappello di essi (composto da Isole Cook, Niue, Tuvalu, Vanuatu, Aruba, Dominica, Saint Kitts e Nevis, Grenada, Saint Lucia e le Maldive) ha annunciato piani per passare ad una generazione 100% rinnovabile entro il 2020.

«Non si può puntare ad un accordo centrato solo sulla mitigazione, se questa va a scapito dell’adattamento, dell’aspetto finanziario e il loss and damage – ha detto Sareer – Dev’essere un pacchetto che consideri e comprenda tutti questi elementi».

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