(Rinnovabili.it) – Il livello delle acque potrebbe aumentare di 6-9 metri in futuro, anche se riusciremo a invertire il trend attuale di emissioni di CO2 e altri gas serra in atmosfera frenando il riscaldamento globale. Lo afferma una ricerca pubblicata sulla rivista specializzata Science, che rivede nettamente al rialzo le stime precedenti. Le temperature degli oceani, oggi, sono indistinguibili da quelle di 125mila anni fa, l’ultima grande èra interglaciale. Fino ad oggi si riteneva, invece, che in quel periodo il clima globale fosse 2°C più caldo. La correzione è un importante segnale d’allarme, perché durante quella fase il livello degli oceani era fino a 9 metri più alto di oggi.
Cosa segnala, dunque, questa ricerca condotta da Jeremy Hoffman dell’Oregon State University. Il primo dato da sottolineare è che se le temperature di oggi sono identiche a quella fase interglaciale, allora anche i livelli delle acque dovrebbero essere simili. Per il momento non è così, ma lo dovrà essere in futuro. Questo dato, quindi, indica una tendenza: se negli ultimi 100 anni gli oceani si sono alzati di 20 cm, questo trend potrebbe non solo continuare, ma diventare anche più rapido. Il secondo punto da tener fermo è che non si tratta di un fenomeno che avverrà nell’arco di pochi anni, ma sarà diluito in un periodo di tempo più lungo. Quanto più lungo è difficile dire con esattezza, ma gli scienziati in questo caso usano come metro di misura il secolo, non il decennio.
Lo studio porta quindi con sé una buona notizia e una cattiva notizia. La prima è che, guardando i ritmi attuali con cui gli oceani si alzano, dovremmo avere il tempo di mettere in campo misure di adattamento e mitigazione. La cattiva notizia è che un aumento del genere, alla fine, sommergerà tutte le aree urbanizzate lungo le coste di tutto il mondo. Inoltre va considerato che i nostri impegni per rallentare il riscaldamento globale sono mal calibrati: dalla COP21 ci sforziamo di non far aumentare le temperature globali di 1,5 – 2°C, ma anche se bloccassimo oggi il global warming sarebbe comunque troppo poco per evitare che larghe parti del globo finiscano definitivamente sott’acqua.
Gli esperti hanno raggiunto queste conclusioni studiando i sedimenti sui fondali marini in 83 siti, raccogliendo informazioni sulle temperature grazie all’analisi degli elementi chimici che contengono. Questi dati sono poi stati confrontati con le serie storiche del 1870-1899 (èra pre-industriale) e i dati del 1995-2014. Per avere un’idea più chiara dell’andamento di questa tendenza, bisognerà ora osservare con attenzione lo scioglimento dei ghiacci ai Poli, il fattore più importante per l’innalzamento del livello degli oceani, che negli ultimi anni ha conosciuto una forte accelerazione.