(Rinnovabili.it) – Anche quest’anno – come accade da qualche tempo – il podio del rapporto Germanwatch resta vuoto. Nessun Paese, tra i 58 che rappresentano il 90% delle emissioni totali, ha avuto performance in linea con il contenimento del riscaldamento globale entro i 2 °C al 2100. Hanno sforato tutti, di nuovo. E pertanto gli analisti hanno deciso di iniziare la classifica dal quarto posto.
La performance di ciascun paese è misurata attraverso il Climate Change Performance Index (CCPI) e si basa per il 60% sulle sue emissioni (30% livello delle emissioni annue e 30% il trend nel corso degli anni), per il 20% sullo sviluppo delle rinnovabili (10%) e dell’efficienza energetica (10%), e per il restante 20% sulla sua politica climatica nazionale (10%) e internazionale (10%).
La top ten è rappresentata quasi esclusivamente da Paesi europei, con l’eccezione del Marocco (decimo), che conferma la buona prova dello scorso anno. In testa vi è ancora una volta la Danimarca, seguita da Regno Unito, Svezia, Belgio, Francia e Cipro. L’Italia migliora le sue performance, ma si piazza ancora una volta fuori dai primi 10. Quest’anno è undicesima, secondo i calcoli che Germanwatch ha effettuato in collaborazione con Legambiente. Il Paese guadagna 4 posizioni rispetto allo scorso anno nella classifica stilata dal rapporto della ONG con sede a Bonn.
Secondo l’associazione del cigno verde, questo balzello in avanti è merito di una «considerevole riduzione delle emissioni (-16.1% nel 2013 rispetto al 1990) dovuta all’importante contributo delle rinnovabili (il nostro Paese si classifica al 6° posto per il trend di sviluppo delle rinnovabili) e dell’efficienza energetica, combinato con la perdurante stagnazione economica». Il trend è positivo, spiega Legambiente, nonostante «l’assenza di una politica climatica nazionale a livello degli altri partner europei, che relega il nostro Paese in fondo alla classifica specifica (51° posto) stilata dal rapporto per quanto riguarda le politiche nazionali per il clima».
Resta indietro anche la Germania, 22esima, per il troppo carbone nel suo mix energetico. Cina (47°) e India (25°) fanno qualche passo avanti, così come gli USA (34°). Nel complesso il rapporto evidenzia un forte rallentamento della crescita delle emissioni globali di CO2. Secondo gli analisti di Germanwatch, tenderebbero addirittura a stabilizzarsi.