L’Università di Tokyo rivela che il vortice polare si è indebolito a seguito del riscaldamento globale. Avremo inverni più rigidi e persistenti
E le cose non dovrebbero cambiare per qualche decennio ancora: la tendenza si invertirà a partire dalla tarda estate 2030, secondo i ricercatori. Allora dal Polo Nord sarà scomparsa l’ultima briciola di ghiaccio e, dato che il riscaldamento globale non si sarà arrestato, le temperature ricominceranno a salire.
Il dottor Colin Summerhayes, dello Scott Polar Research Institute di Cambridge, ha sottolineato: «Non ci si faccia ingannare dal grande freddo degli inverni. Alcune persone potrebbero pensare che il global warming si è fermato. Non è così: sebbene il riscaldamento medio della superficie sia più lento dal 2000, l’Artico è andato surriscaldandosi rapidamente in questo periodo».
Lo scioglimento dei ghiacci influenza gli inverni euroasiatici perché l’Oceano, in zone di mare aperto, è più scuro del ghiaccio e assorbe più calore. Ciò provoca un riscaldamento dell’aria sulla superficie, e indebolisce i venti di alta quota, che formano il vortice polare. Si formano meandri nella corrente a getto, sottile fascia di aria calda che separa due masse d’aria a temperatura differente, e si crea un blocco che tiene a distanza dai poli l’aria fredda che grava sull’Eurasia. Ecco perché gli inverni durano, e dureranno, più a lungo.