Rinnovabili

Fermare il riscaldamento globale a 1,5 °C è un’impresa disperata

Fermare il riscaldamento globale è un'impresa disperata

 

(Rinnovabili.it) – Come facciamo a contenere il riscaldamento globale entro un aumento di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali? Se lo chiede l’IPCC, il panel degli scienziati climatici che opera in seno alle Nazioni Unite e fino a domani è riunito a Nairobi per trovare una soluzione che non c’è.

Agli occhi di molti osservatori è ormai troppo tardi per mantenere una promessa scritta nero su bianco dentro l’accordo sul clima siglato a Parigi solo 4 mesi fa. A quell’appuntamento, 196 Paesi membri della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC) si sono presentati con dei piani per il taglio delle emissioni ben lontani dall’obiettivo che poi hanno concordato. Se non intensificheranno gli impegni da subito, entro fine secolo non sarà possibile nemmeno mantenere il riscaldamento globale entro la soglia dei 2 °C. L’aumento previsto delle temperature, qualora non vengano rivisti in profondità i piani climatici dei grandi inquinatori, è di oltre 3 °C.

 

Fermare il riscaldamento globale è un'impresa disperata 2

 

Ma l’Europa ha già fatto sapere che non ha intenzione di modificare i suoi progetti durante il mandato di questa Commissione, trascinando nel fango la nomea di leader dell’azione climatica che aveva rivendicato negli ultimi anni. Cina, India e Stati Uniti non si schioderanno dagli impegni presi, che pure dovrebbero essere molto implementati per assolvere alla parola data.

In questo quadro, gli scienziati dell’IPCC sono chiamati ad un’impresa impossibile: tracciare la via per una transizione rapida che non intacchi il sistema di libero mercato dominato dalle multinazionali del fossile, i cui sussidi sono ben più corposi del denaro accantonato per finanziare le comunità più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Molti scienziati hanno deciso di non concentrarsi nemmeno sull’obiettivo degli 1,5 °C, calcolando che richiederebbe tagli delle emissioni profondissimi e irrealistici. L’IPCC invece assolverà alle richieste politiche di lavorare ad uno scenario entro il 2018, ma ad alcuni osservatori non è chiaro come potrà farlo senza perdere la faccia.

Exit mobile version