(Rinnovabili.it) – I lavoratori agricoli e delle fabbriche si trovano ad affrontare sempre più difficoltà legate alle ondate di calore che aumentano con il riscaldamento globale, incidendo sulla loro salute e produttività. È l’allarme contenuto nel nuovo rapporto delle Nazioni Unite.
Le perdite di produttività potrebbero crescere, in termini economici, fino a 2 trilioni di dollari entro il 2030. In particolare, colpiranno le persone che lavorano all’aperto, costrette a rallentare il ritmo in seguito all’aumento delle temperature, prendersi pause più lunghe e concentrare gli sforzi nelle ore più fresche della giornata, cioè all’alba e al tramonto.
Gli effetti di stress da calore causati dal riscaldamento globale, sono già evidenti tra i 4 miliardi di persone che vivono nelle zone tropicali e subtropicali, spiega il rapporto, redatto a quattro mani dall’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO).
In Africa occidentale, il numero di giorni molto caldi ogni anno è già raddoppiato dal 1960. Matthew McKinnon, il capo del Climate Vulnerable Support Forum delle Nazioni Unite, ha espresso al Guardian le sue preoccupazioni, emerse dopo il recente viaggio in Ghana: «Gli insegnanti lamentavano il troppo caldo per insegnare ai bambini dentro aule che non hanno l’aria condizionata. I bambini erano esausti. Abbiamo incontrato camionisti che lamentavano il sensibile aumento dei tassi di esplosione degli pneumatici a causa del calore. Gli agricoltori erano molto preoccupati di dover trascorrere troppo tempo in campo aperto nella stagione calda».
I problemi di salute legati all’aumento delle temperature hanno anche una dimensione di genere, poiché colpiscono gli uomini che svolgono lavori pesanti e le donne incinte costrette a lavorare per motivi economici, soprattutto nelle zone rurali.
Anche se l’accordo di Parigi riuscisse a limitare il riscaldamento globale a 2 °C, nei Paesi più vulnerabili si perderanno comunque il 10-15% delle ore di lavoro diurne entro la fine del secolo, annuncia lo studio.
Il documento chiede misure urgenti quali l’accesso garantito all’acqua potabile nei luoghi di lavoro, frequenti pause e una protezione del reddito e delle condizioni dei dipendenti.