Le foreste in cui vivono queste popolazioni stoccano una quantità di CO2 pari a quattro volte le emissioni globali del 2014, ma continuano a essere minacciate dalla deforestazione
(Rinnovabili.it) – Garantire i diritti di proprietà delle popolazioni indigene che vivono nelle foreste è un passo necessario per mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei 2°C. Le selve vergini dove abitano queste comunità, dal Brasile all’Indonesia, rappresentano infatti uno stock di almeno 54mila milioni di tonnellate di carbonio, vale a dire quattro volte le emissioni globali di CO2 del 2014. Mega-progetti idroelettrici e sfruttamento intensivo di alcuni tipi di colture come la palma da olio, tra gli altri fattori, minacciano quindi non soltanto gli indigeni ma anche la lotta globale contro i cambiamenti climatici. Lo affermano il Rights and Resources Initiative, il Woods Hole Research Center e il World Resources Institute in un rapporto pubblicato oggi.
In gioco c’è il tasso di deforestazione, fenomeno che da solo contribuisce a circa il 25% delle emissioni mondiali di gas serra e che per la maggior parte, oltre la metà, è localizzato in America latina. Ciò che fa la differenza, si legge nel rapporto, è proprio il riconoscimento o meno dei diritti delle popolazioni locali sulle loro terre. Laddove esistono garanzie di questo tipo, infatti, il tasso di deforestazione è da due a tre volte minore che altrove.
Non solo. Un altro aspetto che la ricerca prende in considerazione è la quantità di carbone presente al di sotto delle foreste tropicali: un decimo del totale è coperto da selve che appartengono alle comunità locali e vengono sfruttate in modo collettivo, ma non hanno uno status giuridico riconosciuto in modo formale.
La situazione varia da paese a paese. Mentre in Brasile e in India le comunità locali hanno alcune forme di organizzazione attraverso le quali si battono per i loro diritti, questi sono costantemente negati in stati come l’Indonesia e la Repubblica Democratica del Congo. Anche nel primo caso, però, la lotta è impari: basti pensare che in India le popolazioni indigene possiedono legalmente soltanto il 5% delle terre su cui vivono.
La protezione del regime di proprietà terriera, conclude il report, è la misura più efficace a disposizione dal punto di vista del rapporto tra costi e benefici per raggiungere gli obiettivi sul clima. Rispetto alla cattura e allo stoccaggio del carbonio (CCS), su cui ultimamente molti tornano a puntare ma per la quale mancano ancora tecnologie adeguate, garantire i diritti degli abitanti è utile anche per la riduzione della povertà e delle diseguaglianze, oltre a ridurre la conflittualità sociale.