A causa dell’aumento delle temperature, lo slittamento degli ecosistemi marini verso i poli è da 1,5 a 5 volte più veloce, mentre sulla terra aumenta la potenza devastatrice dei tifoni
(Rinnovabili.it) – Anche se le emissioni di gas serra di origine antropica venissero congelate ai livelli attuali, gli effetti sugli ecosistemi marini continuerebbero a farsi sentire a lungo in tutto il mondo. È la conclusione a cui arriva un corposo studio dell’International Union Conservation of Nature (IUCN) appena rilasciato, che definisce il riscaldamento degli oceani “la più grande sfida nascosta della nostra generazione”.
Da un lato, notano gli 80 scienziati provenienti da 12 paesi che compongono il team, l’impatto di questi cambiamenti climatici è già visibile oggi. Gli oceani infatti hanno assorbito più del 90% del calore rimasto intrappolato in atmosfera a causa delle emissioni prodotte fin dagli anni ’70. Il risultato è che il riscaldamento degli oceani sta obbligando un ampio ventaglio di specie marine – dal plancton alle tartarughe, passando per un’infinità di pesci – a migrare in direzione dei poli dove si trovano temperature più basse. Un impatto, quello sui mari, decisamente più dirompente e duraturo rispetto a quanto avviene sulle terre emerse.
“La velocità del cambiamento nell’oceano, come lo slittamento degli ecosistemi marini verso i poli, si sta verificando da 1,5 a 5 volte più velocemente che sulla terra”, si legge nello studio. Gli scienziati sottolineano che questi cambiamenti sono potenzialmente irreversibili e continueranno a verificarsi per decenni, se non per alcuni secoli. Inoltre prevedono che il riscaldamento degli oceani sarà presto verificabile a profondità mai raggiunte fino ad ora, sotto i 700 metri.
Ciò non significa che sulle terre emerse gli effetti siano meno pericolosi. Un altro studio pubblicato ieri su Nature Geoscience mette in relazione il riscaldamento degli oceani con l’incremento delle devastazioni causate dai tifoni nella regione dell’Asia-Pacifico, in particolare quelli che colpiscono Cina, Giappone, Corea e Filippine. L’intensità dei tifoni più potenti (categorie 4 e 5) negli ultimi 40 anni è aumentata del 15%. Ma a questo dato ne corrisponde uno ancora peggiore se si guarda ai danni che vengono causati quando raggiungono la terraferma, in una delle regioni più densamente popolate del pianeta. Quell’aumento di intensità (che si calcola sulla velocità massima dei venti) comporta un balzo del 50% del potere distruttivo dei tifoni.