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Rimozione dell’arsenico nelle falde acquifere: l’ONU vaglia le tecnologie disponibili

rimozione arsenico acquaL’arsenico nelle falde acquifere rappresenta un problema per 140 milioni di persone in tutto il mondo

 

(Rinnovabili.it) L’Istituto per l’Ambiente, l’Acqua e la Salute dell’Università delle Nazioni Unite ha pubblicato uno studio che compara l’efficacia delle diverse tecnologie di rimozione dell’arsenico dalle falde acquifere, un problema che coinvolge 140 milioni di persone in almeno 50 Paesi in tutto il mondo.

La ricerca mette in relazione 31 tecnologie sviluppate e testate in laboratorio o direttamente sul campo tra il 1996 e il 2018: gli studi di settore sono molto più numerosi (basti pensare che tra il 2014 e il 2018 ne sono stati pubblicati oltre 17 mila), ma solo in pochi viene effettuata una reale stima dei costi di tecnologie che, nella maggior parte dei casi, vengono presentate come low cost.

 

Gli studiosi della UN University hanno fissato come requisito indispensabile il raggiungimento degli standard fissati nel WHO, un documento che pone entro i 10 microgrammi per litro il massimo di arsenico possibile per definire potabile l’acqua. In Paesi come il Bangladesh, il limite è fissato a 50 microgrammi per litro, tuttavia, circa 20 milioni di persone sono esposte a concentrazioni ben superiori.

Uno scarto che, secondo gli autori della ricerca, si deve alla scarsa attenzione degli amministratori una volta raggiunta la quota minima di arsenico nelle acque in alcune aree di loro giurisdizione: di qui la scelta di uno standard tanto stringente come quello fissato dal WHO. Una maniera per prevenire le maggiori concentrazioni in aree poco controllate spingendo le amministrazioni a perseguire obiettivi minimi particolarmente impegnativi.

 

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Il report ha censito 23 tecnologie testate in laboratorio capaci di rimuovere tra il 50 e il 100% di arsenico dalle falde acquifere (la maggior parte di queste si ferma sotto il 90%); di queste solo la metà è stata in grado di soddisfare i requisiti dello WHO.

Di quelle testate sul campo, 14 sono risultate efficaci tra il 60 e il 99%, di cui almeno 10 con risultati superiori al 90% ma solo cinque ai livelli richiesti dal WHO.

 

E ancora, alcune tecnologie particolarmente efficienti nel rimuovere l’arsenico da falde con basse concentrazioni di inquinanti non hanno dimostrato le stesse performance quando il contenuto di “veleni” nelle acque arrivava a concentrazioni maggiori. Allo stesso tempo, il report sottolinea la necessità di valutare la durata degli agenti di rimozione dell’arsenico.

Il costo delle tecnologie testate in laboratorio ha un range tra quasi zero fino a 93 dollari per metro cubo (solo una tecnologia raggiunge un costo di 299 dollari per m3). Gli impianti testati sul campo hanno costi che variano tra circa 0 e 70 dollari per m3.

 

“Questo report vuole aggiornare i responsabili della salute pubblica che affrontano la sfida dell’arsenico sui reali costi e l’efficienza delle tecnologie testate in laboratorio e sul campo – spiega il responsabile dell’Istituto per l’Ambiente, l’Acqua e la Salute dell’Università delle Nazioni Unite, Vladimir Smakhtin – Serve, inoltre, a spingere i ricercatori a inserire stime di costi e realizzabilità dei loro progetti così da agevolare la scelta di Governi e amministrazioni”.

 

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