(Rinnovabili.it) – I rifugiati ambientali non hanno ancora un riconoscimento giuridico, eppure esistono già e chiedono ogni giorno di essere ascoltati. Nella quasi completa noncuranza da parte dei leader internazionali, nel 2013 ben 22 milioni di persone si sono trovati costretti ad abbandonare la propria casa a causa dei devastanti effetti degli eventi atmosferici estremi. Tre volte il numero degli sfollati a causa di conflitti armati. Sono impressionanti i numeri riportati dal Consiglio norvegese per i rifugiati (NRC) che ha dedicato il suo ultimo rapporto “Global Estimates” all’urgenza di impegnarsi per contrastare il cambiamento climatico. La progressione del climate change sta portando a catastrofi ambientali sempre più frequenti e mentre a livello mondiale ancora non si è travata ancora una posizione comune sulla lotta climatica, le popolazioni più deboli pagano lo scotto dell’inazione.
Secondo il rapporto, nessuna regione del mondo è immune ai disastri, ma negli anni precedenti, il continente più colpito è stato l’Asia, dove 19 milioni di persone si sono ritrovati nella condizione di rifugiati ambientali a causa di inondazioni, tempeste o terremoti. Solo nelle Filippine, il tifone Haiyan ha sfollato 4,1 milioni di persone, un milione in più rispetto a quelli di Africa, Americhe, Europa e Oceania messi insieme. “Sempre più persone oggi sono esposte e vulnerabili. Il nostro rapporto mostra che si può fare molto di più per preparare e prevenire le migrazioni causate dalle calamità”, ha spiegato il segretario generale Jan Egeland. “Questa tendenza continuerà a crescere man mano che aumenterà il numero di persone che vivono e lavorano nelle aree a rischio. Sarà aggravata in futuro dagli effetti del cambiamento climatico”.