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Rifiuti urbani italiani, Utilitalia traccia i viaggi nazionali

Rifiuti urbani italiani
By Nicola QuiricoOwn work, CC BY-SA 4.0, Link

Pubblicato il rapporto sul fabbisogno di trattamento per i rifiuti urbani italiani

(Rinnovabili.it) – Nascere in un luogo e finire la propria vita da tutta altra parte: un destino che non riguarda solo le persone ma che anche i rifiuti urbani. Nonostante il Belpaese vanti performance di raccolta differenziata e riciclo in crescita, quando si parla di gestire la spazzatura cittadina non tutti i territori hanno le stesse possibilità e capacità. In Italia, infatti, gli impianti di trattamento sono numericamente insufficienti e, soprattutto, mal dislocati, costringendo alcune realtà a fare ancora troppo affidamento sulle discariche o all’export interregionale. A tracciare i viaggi che compiono i rifiuti urbani italiani è oggi Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) presentando il nuovo studio “Il fabbisogno nazionale di trattamento dei rifiuti”. Il documento lanciato in occasione di Ecomondo Key Energy 2019, fotografa la situazione attuale provando a disegnare i trend che accompagneranno il comparto fino al 2035.

 

Si scopre così che nel 2017 la produzione di rifiuti urbani italiani ha toccato quota 29,6 milioni di tonnellate, dato leggermente inferiore rispetto a quello 2016. Di questi, circa 2 milioni sono stati trattati o smaltiti in Regioni diverse da quelle in cui sono stati generati; il flusso viaggia principalmente dal Centro-Sud verso il Nord, con quest’ultimo che ha importato il 12 per cento dei rifiuti urbani, pari a 1.680.000 di tonnellate, conferendo in discarica il 10 per cento. Il Centro ha esportato il 16 per cento dei rifiuti, destinando alla discarica il 36 per cento mentre l’export del Sud ha raggiunto il 7 per cento (il 29 per cento è finito in discarica).

 

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Entrando nel dettaglio del recupero energetico, nello stesso anno sono state smaltite in inceneritori e termovalorizzatori 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani trattati (vale a dire sottoposti a trattamento meccanico e biologico e per questo riclassificati come rifiuti speciali), di cui 650mila tonnellate in Regioni diverse da quelle di produzione. Il flusso, anche in questo caso è stato principalmente dal Centro–Sud verso il Nord (pari al 23 per centodel trattato).

 

“Il problema – spiega Filippo BrandoliniVice Presidente di Utilitalia – non è solo di capacità installata, ma soprattutto di dislocazione geografica. Serve una strategia nazionale per definire i fabbisogni che operi un riequilibrio a livello territoriale, in modo da limitare il trasporto fra diverse regioni e le esportazioni, abbattendo le emissioni di CO2. Ecocerved ha stimato che nel 2016 i viaggi dei rifiuti italiani sia urbani che speciali sono stati pari a 1,2 miliardi di km”.

 

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