Rinnovabili • Rifiuti Roma, l’Italia deferita alla Corte di Giustizia europea

I rifiuti di Roma mettono l’Italia nei guai

L’Esecutivo europeo rinvia l'Italia alla Corte di Giustizia a causa della situazione del trattamento dei rifiuti nella Regione Lazio. Clini: “risultato inevitabile dopo la bocciatura del decreto”

Rifiuti Roma, l’Italia deferita alla Corte di Giustizia europea(Rinnovabili.it) – Quando si tratta di rifiuti per l’Italia sembra davvero difficile imparare la lezione. Ed è così che, dopo la situazione di Napoli e la maxi multa affibbiata da Bruxelles per le discariche abusive sparse sul territorio nazionale, per il Belpaese è di nuovo  arrivato il momento di scontrarsi con la giustizia comunitaria. La Commissione europea ha, infatti, deferito l’Italia alla propria Corte di Giustizia a causa della situazione del trattamento dei rifiuti nella Regione Lazio”.

 

A darne notizia è il Ministro dell’ambiente Corrado Clini, che in una nota stampa pubblicata sul sito del proprio dicastero fa sapere che l’esecutivo UE ha deciso di “non differire ulteriormente l’adizione alla Corte nel quadro della procedura d’infrazione ex art. 258 del TFUE” riguardante il conferimento dei rifiuti nella discarica di Malagrotta. Come spiega il ministro anche in una lettera invitata agli enti coinvolti nella vicenda “il Commissario Europeo ha fatto presente che, pur apprezzando l’impegno del Governo italiano e del Ministero dell’Ambiente, il riesame del trattamento dei rifiuti nella Regione Lazio – anche alla luce delle iniziative avviate contro l’applicazione del Decreto del Ministro dell’Ambiente del 3 gennaio 2013 – non consente di ritardare ulteriormente la procedura”.

 

A spazientire l’esecutivo della UE è per l’ennesima volta l’abitudine tutta italiana di procrastinare qualsiasi impegno ambientale (e non): nonostante il quadro di sovra-saturazione, la discarica di Malagrotta, che con i suoi 250 ettari è attualmente il sito di conferimento più grande d’Europa, risulta ad oggi ancora aperta, avendo fatto scadere di volta in volta tutti i termini di chiusura, ultimo quello “improrogabile” del 31 dicembre 2012. A ciò si deve aggiungere la mancanza di un efficiente sistema di trattamento e recupero dei rifiuti urbani di Roma, Fiumicino, Ciampino e Città del Vaticano e un quadro amministrativo generale rigido e poco propenso all’accordo.

Per Clini la decisione di Bruxelles di deferire l’Italia alla Corte europea di giustizia è “il risultato inevitabile della situazione che si è venuta a creare in seguito alle opposizioni al decreto del 3 gennaio, opposizioni che in vario modo convergono verso l’unica abituale conclusione per Roma” a vantaggio del conferimento in discarica.

 

Accogliendo la richiesta presentata da Comune di Albano, Provincia di Frosinone e Saf (società che gestisce il Tmb di Colfelice), lo scorso il Tar del Lazio ha sospeso il provvedimento ministeriale il cui testo, tra le altre cose, individuava quattro impianti di trattamento nelle altre province del Lazio dove destinare la spazzatura capitolina. Ed è proprio su questo aspetto che Clini punta il dito ricordando “l’incredibile situazione degli impianti regionali di Tmb (trattamento meccanico biologico) e per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti che, nonostante le disposizioni del decreto e l’intervento del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, continuano a essere utilizzati meno del 50% della loro capacità”.

Nella lettera, recapitata al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al commissario della Provincia, Umberto Postiglione, il ministro ha pertanto chiesto di sbloccare le procedure di autorizzazione, ferme da tempo, degli impianti di trattamento e recupero “che potrebbero dare una svolta definitiva alla gestione dei rifiuti di Roma”. Inoltre per il 20 marzo Ama e le imprese individuate dal decreto del 3 gennaio sono state convocate dal Dicastero con l’obiettivo di definire un piano di azione vincolanteanche utilizzando i poteri straordinari che sono stati attribuito al ministro dalla Legge di stabilità 2013″.