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Rifiuti pericolosi e rifiuti scomparsi: le indagini di Greenpeace

L’associazione ambientalista ha pubblicato 2 rapporti dove vengono illustrate le questioni aperte sulla bonifica dei SIN

(Rinnovabili.it) – Le aree da bonificare in Italia sono moltissime; di queste, le più pericolose (ben 57) sono classificate come Siti di Interesse Nazionale e rappresentano circa il 3% dei nostri territori, all’interno del quale sono implicati 9 milioni di abitanti (300 Comuni), 1.800 chilometri quadrati di aree marine, lagunari e lacustri e 5.500 chilometri quadrati di aree terrestri. Sono questi i numeri diffusi da Greenpeace che, lo scorso 6 ottobre, ha presentato a Milano, nel corso di una conferenza stampa, le troppe questioni aperte sulle aree italiane da bonificare. Le indagini condotte dall’associazione ambientalista sono “SIN Italy: la bonifica dei Siti di Interesse Nazionale” e “Il mistero dei rifiuti scomparsi”, un aggiornamento delle indagini sulla bonifica in corso alla ex Sisas di Pioltello-Rodano. In entrambi i rapporti, Greenpeace sottolinea l’inadeguatezza della gestione emergenziale italiana, sollevando interrogativi sui quantitativi, la classificazione dei rifiuti movimentati e i siti di smaltimento finale. L’associazione nega anche la possibilità di eventuali condoni per i danni causati dalle mancate bonifiche, scorciatoie che, per Federica Ferrario, colei che ha condotto le ricerche, sono pericolose per la salute e per l’ambiente. Il problema andrebbe trasformato, invece, in opportunità, puntando su ricerca, innovazione e occupazione per salvaguardare il territorio e la salute umana. Per fare questo, Greenpeace ritiene che sia strategica la definizione di un piano nazionale, con risorse finanziarie certe e un dialogo aperto tra cittadini, sindacati e associazioni ambientaliste.