Il Centro Sviluppo Materiali (CSM), CONAI e COREPLA presentano i risultati dell’innovativa sperimentazione del processo di gassificazione
(Rinnovabili.it) – Forse non tutti sanno che parte dei rifiuti plastici oggi conferiti nelle differenziata non può essere adoperato come materia prima seconda per la realizzazione di nuovi manufatti. Gli imballaggi in polistirolo, le retine, gli shopper, i piatti e bicchieri usa e getta“, ma anche le bottiglie o le vaschette con residuo di contenuto costituiscono quello che in gergo tecnico viene chiamato “plasmix”, ovvero un insieme di plastiche eterogenee la cui matrice polimerica non è diversificabile e pertanto risulta più difficile da recuperare.
Che fine fa, allora, il plasmix? Mentre una parte dell’industria del riciclo sta studiando la possibilità di impiegarlo come materiale costruttivo composito, un’altra ha voluto valutarne il potenziale energetico. Il plasmix è stato scelto infatti come materiale oggetto dello studio di fattibilità commissionato da CONAI e COREPLA al Centro Sviluppo Materiali (CSM), con l’obiettivo di individuare un’ulteriore soluzione di valorizzazione degli scarti derivanti dai processi di selezione degli imballaggi in plastica. Le prove sperimentali condotte al CSM di Castel Romano su un impianto pilota di gassificazione da 100 kg/ora, hanno consentito di sviluppare una tecnologia innovativa – oggetto di brevetto – specifica per il plasmix per ricavarne syngas. Il gas sintetizzato è risultato idoneo per l’utilizzo nella produzione combinata di energia elettrica ed energia termica in impianti dedicati e sulla scorta dei risultati della sperimentazione è stato realizzato il progetto di base di un impianto industriale in grado di trattare 4 tonnellate all’ora di plasmix.