La norma disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto per determinate tipologie di combustibili solidi secondari. Indicate le caratteristiche vincolanti degli impianti deputati alla produzione dei CSS
(Rinnovabili.it) – Non chiamateli rifiuti! La nuova denominazione per tutti i materiali derivati dalla raccolta urbana e destinati ad essere bruciati negli inceneritori e nei forni industriali è ormai Combustibile Solido Secondario, conosciuto anche con la sigla CSS. A sancire il salto di “qualità” dalla precedente classificazione di Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR) è il processo italiano di aggiornamento legislativo che proprio in questi giorni ha pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto ministeriale n.22 del 14 febbraio 2013, meglio noto come “End of Waste”. Il provvedimento – che entrerà in vigore il 29 marzo 2013 – disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di CSS, individuandone le condizioni di stoccaggio, di movimentazione e di utilizzo all’interno dei processi industriali e in particolare nel settore del cemento.
Tra gli ultimi atti del governo uscente, il decreto istituisce presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare un Comitato di vigilanza e controllo che dovrà garantire il coordinamento fra i soggetti interessati e il monitoraggio della nuova filiera, a partire dall’esame degli impianti di produzione e dunque del livello qualitativo e quantitativo della produzione stessa e delle tipologie dei rifiuti ammessi. Il regolamento indica inoltre caratteristiche dei cementifici, dove gli ex rifiuti potranno essere usati come combustibile, che devono essere soggetti all’autorizzazione integrata ambientale.
La pubblicazione, che arriva quasi in concomitanza con la notizia del deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea per la situazione del trattamento dei rifiuti nella Regione Lazio, potrebbe secondo alcuni mettere fine ad una pratica divenuta ormai insostenibile. Come spiegato tempo fa Carlo Colaiacovo, vicepresidente Aitec, “in Italia ogni anno si buttano in discarica 2,5 miliardi di euro di potenziali combustibili invece di utilizzarli negli impianti industriali”. Secondo l’associazione questa classe di combustibili permetterebbe infatti, grazie ad elevati tempi di permanenza ad alte temperature, la distruzione totale delle sostanze organiche inquinanti e soprattutto la riduzione dal 9 al 14% dei costi di gestione dei rifiuti solidi urbani.