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Rifiuti da imballaggio, norme da modificare

ANCI, Sindacati e aziende chiedono al governo di rivedere l’articolo 26 del DL 1/2012

(Rinnovabili.it) – Ancora appelli in merito a quello che si potrebbe chiamare il caso dell’articolo scomparso (e poi riapparso a sorpresa). Parliamo dell’art.26 del Decreto Liberalizzazioni sulla gestione dei rifiuti da imballaggio, considerato stralciato dal testo uscito dal CdM, e presente nel testo pubblicato in Gazzetta. La norma in questione, che ammette la possibilità che nella gestione dei rifiuti da imballaggio vi siano dei soggetti alternativi al Conai, aveva fatto da subito scattare le vive proteste di quanti vedevano nel provvedimento una violazione alle norme della concorrenza e una compromissione del buon funzionamento della filiera di recupero.

L’Anci torna oggi a far sentire la propria voce sulla questione, inviando un appello al Governo, co-firmato da Sindacati e associazioni di settore. “Pur condividendo il principio di apertura al mercato, si esprime preoccupazione per il fatto che per gli imballaggi primari, (che rappresentano la maggior parte dei rifiuti di imballaggio domestici e contano per almeno il 30-35% in peso e il 50% in volume rispetto al totale dei rifiuti urbani prodotti) potrebbe venire a mancare la certezza dell’attuale omogeneità di intervento su tutto il territorio nazionale e quindi lo sbocco certo rispetto alle necessarie operazioni di avvio a riciclo e recupero, con negative conseguenze operative e ricadute economiche in termini di aumento dei costi di gestione dei rifiuti urbani”.

La riforma confonde e disorienta, lasciando aperti grandi interrogativi, tra cui le modalità con cui produttori ed utilizzatori di imballaggi non aderenti al Consorzio Nazionale dovranno concorrere ad assicurare su tutto il territorio nazionale il ritiro dei rifiuti di imballaggio. “Per queste ragioni – continua l’Anci – i soggetti firmatari chiedono che il Governo riconsideri la scelta di cui all’articolo 26 del DL1/2012, modificandolo e andando a disegnare un sistema nel quale i produttori/utilizzatori e gli operatori (consorzi) abbiano tutti gli stessi obblighi in termini di ritiro delle raccolte differenziate svolte dai Comuni e di corresponsione dei relativi corrispettivi. Ciò affinché i Comuni e le aziende di gestione non subiscano delle riduzioni di entrate che si andrebbero a risolvere, inevitabilmente, in un aumento della tassazione locale per i servizi, quindi in una ‘doppia penalizzazione economica del consumatore/utente’, oltre ad un conseguente pregiudizio per il mantenimento dei livelli occupazionali”.