Circa 37mila tonnellate di oli vegetali esausti raccolti nel primo semestre del 2018, con una proiezione annua di oltre 75mila, in aumento di 3mila tonnellate rispetto al 2017. Sono i dati resi noti dal CONOE, il Consorzio nazionale che si occupa su tutto il territorio nazionale della raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti. Operativo dal 2001, in questi anni il CONOE ha progressivamente incrementato la propria raccolta – che avviene prevalentemente nel settore della ristorazione – passando dalle 15mila tonnellate del 2002 alle 72mila dello scorso anno, ovvero il 36% del potenziale raccoglibile che ammonta a circa 260mila tonnellate: 80 provenienti dai settori professionali e 180 dalle utenze domestiche.
Il 90% degli oli vegetali esausti recuperati dal Consorzio viene avviato a rigenerazione per la produzione di biodiesel, un combustibile vegetale non tossico e completamente biodegradabile che può essere utilizzato come carburante per autotrazione in sostituzione o miscelazione di carburanti di origine fossile, riducendo il contributo di emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. Nel 2017, grazie alle 72mila tonnellate di oli vegetali esausti raccolte, sono state prodotte 65mila tonnellate di biodiesel, consentendo un risparmio sulla bolletta energetica del Paese di 21 milioni di euro.
“Questi numeri – spiega il presidente del CONOE, Tommaso Campanile – testimoniano la bontà del nostro operato in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini, nonché delle battaglie portate avanti in questi anni per la legalità e per l’affermazione di un’economia circolare sana e trasparente. Nonostante il Consorzio continui a lavorare disponendo di risorse limitate, le nostre performance continuano a migliorare di anno in anno. Ora, però, è importante riuscire ad allargare la raccolta anche agli oli esausti domestici prodotti dai privati cittadini, che costituiscono il 64% del totale raccoglibile: per questo motivo stiamo lavorando alla chiusura di importanti accordi che, a partire dal mese di settembre, ci consentiranno di estendere il servizio a migliaia di famiglie di molti Comuni italiani”.
Il recupero degli oli vegetali esausti promuove la crescita dell’economia circolare e scongiura impatti dannosi sull’ambiente e sulla salute. Basta infatti un chilo di olio vegetale esausto a inquinare una superficie d’acqua di 1.000 metri quadrati, perché impedisce l’ossigenazione compromettendo l’esistenza della flora e della fauna sottostanti; se invece smaltiti nella rete fognaria, come spesso avviene nell’utilizzo domestico, gli oli vegetali esausti pregiudicano il buon funzionamento della rete stessa intasando condutture e depuratori: la depurazione delle acque inquinate da questo rifiuto richiede costi quantificabili in 1,10 euro al chilogrammo.