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Il riciclo batterie al litio: matrimonio tra Cobat e CNR

Al via un progetto di ricerca per individuare un sistema efficace, sicuro ed ecosostenibile che consenta il recupero completo dei materiali che compongono questo tipo di batterie, il cui utilizzo è quasi decuplicato

Riciclo batterie al litio: il matrimonio tra Cobat e CNR

 

Batterie al litio. Dal 2001 al 2013 il loro utilizzo è quasi decuplicato, al punto che oggi la quasi totalità dei telefoni cellulari di laptop e tablet è alimentato con questo sistema. Anche le auto elettriche o ibride di ultima generazione lo utilizzano per la trazione elettrica.

Dall’ingombro contenuto alla leggerezza e fino alla possibilità di carica senza accumulo di memoria, sono molti i pregi di questi accumulatori che però hanno il loro “tallone d’Achille” nell’alta infiammabilità dell’elemento base.

Il contenitore di una batteria al litio non va mai aperto per nessun motivo, esso contiene dispositivi di sicurezza che proteggono le pile. Se danneggiato, può anche causare l’incendio o l’esplosione della batteria.

 

Nel web si trovano molteplici segnalazioni in tal senso: nel 2004, la Kyocera Wireless richiamò circa un milione di batterie usate nei telefoni, a metà del 2006 ci fu il richiamo cautelativo di più di 10 milioni di batterie utilizzate in laptop Dell, Apple, Lenovo/IBM, Panasonic, Toshiba, Hitachi, Fujitsu e Sharp da parte della Sony (in quest’ultimo caso l’allarme scattò quando ci si accorse della contaminazione interna da parte di particelle metalliche. Era stato verificato che in particolari circostanze, queste contaminazioni avrebbero potuto perforare il separatore, cortocircuitandole e convertendo rapidamente tutta l’energia della pila in calore).

 

Il Salar de Uyuni è un enorme deserto di sale situato nell’altopiano andino meridionale della Bolivia, a 3.650 metri di quota. Rappresenta un terzo delle riserve di litio del pianeta.
Il Salar de Uyuni è un enorme deserto di sale situato nell’altopiano andino meridionale della Bolivia, a 3.650 metri di quota. Rappresenta un terzo delle riserve di litio del pianeta.

 

Dopo parecchi incidenti e costosissimi richiami di prodotti già in commercio, negli anni i centri di ricerca delle più grandi aziende del settore sono riusciti a migliorarne i sistemi di protezione e raffreddamento. Ma se il rischio dell’autocombustione per le batterie integre è stato ridotto a percentuali bassissime simili a quelle di tutti gli altri accumulatori, per il riciclo delle batterie agli ioni di litio non esiste ancora una tecnologia affidabile: il suo elemento base è e rimane altamente infiammabile e, in particolari condizioni, a contatto con l’acqua funziona da catalizzatore, creando una miscela esplosiva di idrogeno e ossigeno.

In Italia attualmente non esistono impianti di trattamento e riciclo dedicati alle batterie al litio che contengono tra gli altri elementi anche il prezioso cobalto, ma il problema non è solo italiano: Cobat ha voluto essere in prima fila facendosi promotore di una ricerca per individuare soluzioni efficaci per ridurre i rischi di chi deve trasportare e stoccare gli accumulatori esausti al litio – che spesso si presentano danneggiate nel loro involucro esterno e quindi potenzialmente ad alto rischio di infiammabilità – e per ricercare una nuova tecnologia efficace, efficiente ed ecosostenibile per il loro riciclo.

 

Giancarlo Morandi e Luigi Nicolais, presidenti di Cobat e Cnr, alla firma dell’accordo per le ricerche sulle batterie al litio.
Giancarlo Morandi e Luigi Nicolais, presidenti di Cobat e Cnr, alla firma dell’accordo per le ricerche sulle batterie al litio.

 

L’interlocutore non poteva essere che il Consiglio Nazionale delle Ricerche, con cui Cobat ha sottoscritto un Accordo Quadro di durata triennale per sviluppare ricerche in questa direzione.

Cnr e Cobat collaboreranno per individuare soluzioni innovative e processi di lavorazione sicuri, che consentano il recupero completo dei materiali che compongono questo tipo di batterie. L’accordo con il Cobat punta a realizzare un progetto di grande rilevanza tecnoscientifica che avrà ricadute positive per l’ambiente e per l’economia del settore”, ha dichiarato il presidente del Cnr, Luigi Nicolais. “Il Cnr metterà a disposizione il proprio patrimonio di conoscenze e competenze interdisciplinari per sviluppare e realizzare tecnologie avanzate ed ecosostenibili per gestire al meglio e in sicurezza il trattamento e il riciclo di questo delicato materiale”.

Cobat, nell’ambito della gestione delle pile e degli accumulatori a fine vita detiene da sempre un primato d’eccellenza nel panorama internazionale e ancora oggi, in un sistema liberalizzato, è il consorzio di raccolta e riciclo di pile e accumulatori con il know-how più avanzato, il maggior numero di produttori-importatori aderenti e la quota di mercato più alta”, ha spiegato il presidente del Cobat Giancarlo Morandi. “Negli ultimi anni si è assistito a un accelerato processo di innovazione tecnologica, con la comparsa sul mercato di accumulatori di nuova generazione, come appunto gli accumulatori al litio. Il nostro Consorzio ha l’obiettivo di consolidare anche per il futuro la sua posizione come sistema di riferimento nazionale nel segmento della raccolta e riciclo degli accumulatori, qualsiasi siano i loro componenti base”.

 Luigi Nicolais, presidente del Cnr: “Collaboreremo per individuare processi di lavorazione sicuri. Un accordo fondamentale per l’ambiente e l’economia del settore”.