Rinnovabili •

Riciclare gli imballaggi multi-materiale con le microonde

Grazie alle microonde è possibile riciclare gli imballaggi multi-materiale: lo ha scoperto all’Università di Cambridge il professor Carlos Ludlow-Palafox

Riciclare gli imballaggi multi-materiale con le microondeRiciclare, efficientare, ridurre gli sprechi. Sono solo alcuni esempi di parole e comportamenti green entrati a far parte della nostra quotidianità. Non solo le istituzioni e le grandi aziende, ma anche i singoli consumatori si dimostrano via via sempre più attenti all’ambiente. E sono proprio i piccoli gesti a rivelarlo: dal non sprecare acqua e corrente al mettere Illumia e le sue proposte a confronto con quelle di Enel Energia, Edison, ecc., alla ricerca di un fornitore che utilizzi esclusivamente energia ricavata da fonti rinnovabili.

O ancora la raccolta differenziata. Se infatti fino a qualche anno fa erano in molti a non preoccuparsene, oggi si tratta di una pratica virtuosa diffusa nella maggior parte delle case italiane. Certo, è qualcosa che richiede impegno e informazione: dove vanno le lattine? E gli imballaggi multi-materiale? Già, dove vanno le confezioni composte da più materiali, ad esempio plastica e alluminio insieme? Una domanda che evidentemente si sono posti anche i ricercatori dell’Università di Cambridge, i quali hanno sviluppato una tecnologia per trasformare gli imballaggi poli-accoppiati in alluminio e combustibile grazie alle microonde.

 

Riciclare gli imballaggi multi-materiale

Questi packaging, del resto, sono molto diffusi: basti pensare ai tubetti di dentifricio, ai cartoni di latte e succhi di frutta, alle buste di cibo per animali. Per riconoscerli, poi, è sufficiente guardare attentamente le confezioni. Simboli come CA (carta), AL (alluminio), PI (poli-accoppiati), o PE, PET e PP per le varie plastiche ci aiuteranno a capire come smaltire correttamente i nostri rifiuti.

Particolarmente diffusi sono proprio gli imballaggi contenenti alluminio. Nella sola Inghilterra, i ricercatori hanno stimato che ogni anno vengono immessi sul mercato 160 mila tonnellate circa di questo materiale. Parliamo di un metallo che viene estratto dalla bauxite, un processo che provoca un notevole impiego di energia. Perché dunque non riciclarlo, risparmiando circa il 95% di energia?

 

La tecnologia brevettata dall’Università di Cambridge

L’intuizione alla base di questa nuova tecnologia di riciclo è giunta anni fa al professor Carlos Ludlow-Palafox da un panino al bacon. Il pranzo, dimenticato nel forno a microonde, si è infatti trasformato in una massa carbonizzata e incandescente. Il processo di riscaldamento subito dal sandwich viene detto “pirolisi” ed è ciò su cui si basa la tecnologia brevettata dall’Ateneo inglese che permette di riciclare gli imballaggi multi-materiale, recuperando fino al 100% dell’alluminio in essi contenuto. Sottoprodotto di questa trasformazione sono invece oli e gas che possono essere utilizzati come combustibili per produrre calore ed energia.

L’Università di Cambridge ha anche fondato una società, la Enval Limited, che ha realizzato un impianto pilota capace di riciclare circa 2 tonnellate di packaging poli-accoppiati all’anno. L’idea è quella di utilizzare fonti rinnovabili per produrre le microonde necessarie alla pirolisi, così da ottenere un processo di riciclo ad impatto zero.

Un progetto importante, ma che, fortunatamente non è il solo in Europa. Anche l’Italia, infatti, spiega Gino Schiona, direttore generale del Cial, il consorzio italiano che si occupa del riciclo degli imballaggi in alluminio, ha condotto test simili. Non solo: siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di imballaggi contenenti alluminio riciclati ogni anno. Decisamente, un bel traguardo. Si spera, il primo di una lunga serie.