Rinnovabili

Resilienza, sostenibilità e riforme, la via italiana al Piano per il Recovery fund

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Il Piano italiano per il Recovery fund dovrà essere un intreccio di resilienza e sostenibilità, insieme con le riforme. E’ questa la richiesta del portavoce dell’Asvis (l’Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile) Enrico Giovannini che oggi ha alzato il sipario sul Festival dello Sviluppo sostenibile; lo slogan di questa quarta edizione è ‘Sostenibilità. E’ ora di agire’, e come le altre durerà 17 giorni, cioè come il numero degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

L’impostazione che lega resilienza e sostenibilità, come definita dall’Agenda 2030 e dalle recenti linee programmatiche dell’Unione europea, deve essere recepita nel Piano che il governo sta preparando – ha osservato l’ex ministro – ma pensare che la trasformazione del nostro Paese possa essere realizzata usando solo le risorse del Next generation Eu sarebbe un errore. E’ indispensabile che il Piano nazionale sia coerente con le politiche finanziate con fondi nazionali. Per esempio, “tagliare le emissioni di gas climalteranti del 55% rispetto al 1990 entro il 2030 richiederà forti investimenti e i 77 miliardi del fondo Next generation Eu che dovranno essere destinati alla lotta alla crisi climatica non saranno sufficienti. Obiettivi strategici approvati dalle istituzioni europee nel 2019, Semestre europeo, Piani nazionali integrati energia e clima, Foresight strategico, Next generation Eu, Piani nazionali di ripresa e resilienza sono i tasselli costruiti negli ultimi dodici mesi per far fare all’Unione e agli Stati membri un salto di proporzioni storiche verso lo sviluppo sostenibile e per rispondere alle sfide del XXI secolo”.

“In questo Paese ci sono delle enormi potenzialità – ha detto la vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera Rossella Muroni, – abbiamo bisogno di formazione e informazione ma soprattutto abbiamo bisogno di molto coraggio, perché è proprio il caso di dire che ‘è ora di agire’. Spesso la politica ondeggia ed è titubante. Ma su questi temi non si può tentennare. Non ce lo possiamo più permettere. Quello che dobbiamo cercare di fare è rendere socialmente desiderabile questo cambiamento, come diceva Alex Langer. Dovremmo fare delle autostrade di rinnovabili, e invece ancora ci troviamo a parlare di stoccaggio di CO2 e nucleare pulito. E come dire, se il Fondo d’investimento BlackRock, una delle più importanti società a livello mondiale, punta sulla sostenibilità non significa che sono diventati dei pericolosi ecologisti; ma vuol dire che ha fiutato il futuro. Mentre il nostro Paese continua a ondeggiare. La lotta ai cambiamenti climatici, al dissesto idrogeologico non sono limiti ma sono un orizzonte di sviluppo; così come la trasparenza e la partecipazione del territorio sono elementi di successo per le aziende. Questo Paese deve credere nello sviluppo sostenibile, e deve farlo iniziando a investirci con le risorse necessarie”.

L’Italia deve stare all’interno di un contesto internazionale – ha messo in evidenza Muroni – e naturalmente poi molto va fatto a livello locale. Perché la sostenibilità ambientale nel momento in cui diventa pratica territoriale non ha colore politico. La trasversalità dovrebbe metterci al riparo. Mi piacerebbe che si sviluppasse in Italia un patriottismo verde. E’ per questo che serve maggiore trasversalità; per esempio una cabina di regia con ministero dell’Economia, ministero dell’Ambiente, ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e ministero dello Sviluppo economico. E perché non fare di questa soluzione una sintesi: penso infatti che questo Paese avrebbe bisogno di un ministero dello Sviluppo sostenibile. E’ necessario riorganizzare il pensiero in maniera trasversale”.

Secondo l’Asvis “il Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’occasione non solo per definire politiche coerenti nella direzione della sostenibilità economica, sociale e ambientale, ma anche per dotarsi di istituzioni in grado di programmare il futuro del Paese a lungo termine. Le risorse del Next generation Eu, insieme agli altri fondi europei e nazionali costituiscono un’opportunità senza precedenti, da non sprecare ma per realizzare questa sinergia è indispensabile uno sforzo istituzionale anch’esso senza precedenti, che coinvolga lo Stato, le Regioni e gli enti locali, le forze economiche e sociali, e tutta la società, compresi i giovani”.

Exit mobile version