Il Consiglio dei Ministri ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge abruzzese che istituiva l’area protetta dalle trivelle
(Rinnovabili.it) – Verso la metà di agosto e sotto Natale. Sono i periodi dell’anno in cui i governi amano prendere le decisioni più impopolari, e in tema di trivelle questo 2015 non fa eccezione. Non è un caso, infatti, che il Consiglio dei Ministri abbia votato il 23 dicembre un ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge regionale che istituisce il Parco Costa dei Trabocchi in un’area di mare adocchiata dai petrolieri.
Impugnando la legge numero 38 del 6 novembre 2015, denominata «Istituzione del Parco Naturale Regionale Costa dei Trabocchi», l’esecutivo mostra la sua intenzione di contrastare qualsiasi disposizione che metta in difficoltà l’estrazione di idrocarburi in mare. La Regione aveva approvato la nascita dell’area protetta, proprio là dove dovrebbero bucare le trivelle, per sfidare petrolieri e governo a contestare un teso alla protezione ambientale.
L’area protetta doveva circondare il confine Nord del Comune di San Vito Chietino e il confine Sud del Comune di Rocca San Giovanni, delimitando un striscia di 6 miglia marine. L’iniziativa della Regione Abruzzo serviva per opporsi ai piani di trivellazione della costa teatina contenuti nel decreto “Sblocca Italia”.
Ora quei piani, con il parziale dietrofront del governo di qualche settimana fa, potrebbero naufragare. Gli emendamenti alla Legge di stabilità accolgono alcune richieste del movimento No Triv, in relazione allo Sblocca Italia. Tuttavia, manca la certezza di un reale stop a progetti come quello dell’Ombrina Mare, che potrebbe al massimo subire una sospensione.