Con gli italiani ancora sotto l’ombrellone, il ministro dell’Ambiente indica le 10 regioni dove avranno sede i nuovi inceneritori. Contrari i governatori
(Rinnovabili.it) – Saranno 12 i nuovi inceneritori previsti dal governo Renzi in 10 regioni italiane. Si sommeranno ai 42 già esistenti e ai 6 in via di costruzione. L’incarico per individuare i siti idonei ad ospitare gli impianti era stato dato al ministero dell’Ambiente con lo Sblocca Italia di dicembre. Poi, su questo capitolo era calato il silenzio. Galletti ha atteso il mese di agosto per dare il suo responso: gli inceneritori dovrebbero trovare posto in Toscana (2), Sicilia (2), Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo e Puglia.
Non verranno costruiti perché sono più utili della raccolta differenziata, economici o perché non presentano controindicazioni per la salute dei cittadini. In effetti, è tutto il contrario. Proprio per questo, la difesa del Ministro è un’altra: l’emergenza. L’obiettivo di un 65% di riciclo previsto a livello nazionale dalla direttiva europea è stato mancato dall’Italia, che ne è lontanissima ancora oggi in diverse regioni.
L’implementazione delle indicazioni date da Galletti spetta ora ai governatori regionali. Tuttavia, nemmeno uno si è mostrato favorevole: tutti hanno risposto a muso duro che di impianti per l’incenerimento dei rifiuti non ne vogliono sapere.
Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente, parla di «proposta da respingere per motivi evidenti». In primo luogo, mancherebbero i quantitativi: in tutto, nel 2014, sono finite in fumo circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti, e i 12 nuovi inceneritori previsti dal governo dovrebbero aggiungerne 2.5 milioni (cioè un +37%). Numeri che, spiega Ciafani «sono sovrastimati». Al punto che già oggi inceneritori come quello di Parma, nuovo di zecca, sono in difficoltà e per non risultare del tutto inutili sono costretti a bruciare i rifiuti di altre regioni. Lo consente l’articolo 35 dello Sblocca Italia, in deroga al principio di prossimità, aumentando i viaggi dei cumuli di spazzatura lungo lo Stivale.
Il vice presidente di Legambiente sostiene che questo decreto sia stato scritto «sotto dettatura di una lobby» e, in particolare, «le società di igiene urbana quotate in Borsa, a partire da A2A, Hera e Iren, tutte aziende che guidano la “nuova confidustria dei rifiuti, dell’acqua e del gas” da poco costituita, che si chiama Utilitalia».
Inoltre, sarà proprio l’Unione europea a fornire un assist al bacio ai signori dei rifiuti: le modifiche alla direttiva rifiuti di luglio permetteranno l’afflusso di nuovi sussidi pubblici per gli inceneritori del Sud Europa. Quindi, anche quelli italiani.