(Rinnovabili.it) – Il sistema di gestione dei RAEE, oltre a rappresentare un’eccellenza italiana ha un valore economico nazionale. Lo studio redatto da ReMedia, consorzio che in Italia si occupa della gestione e delle raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, rappresenta un unicum nel suo genere perché oltre a quantificare il successo di una raccolta razionale ne calcola il valore economico di mercato. Il documento è stato al centro del dibattito organizzato da Symbola che stamane si è svolto in Parlamento dal titolo “RAEE: minaccia ecologica o miniera urbana?”.
“Lo studio ReMedia è molto importante – spiega Fabio Renzi, Segretario generale Fondazione Symbola – perché pone le basi di un lavoro per la raccolta, il corretto riciclo e la tracciabilità dei RAEE che va fatto entro il 2013, dovendo l’Italia recepire per metà febbraio 2014 la direttiva europea di settore. Un fatto che apre una nuova promettente ‘frontiera’ di sviluppo della green economy e che, stimolando nuove filiere e nuovi standard di efficienza nel riutilizzo di materie prime secondarie, rappresenta una importante opportunità per un grande paese manifatturiero come l’Italia”.
Secondo la normativa europea l’Italia dovrebbe raccogliere smaltire 980 mila tonnellate di RAEE nel 2019, con costi che nel totale ammontano a 740 milioni di euro contro i 180 attuali e che quindi richiedono un aggiornamento dei sistemi per far fronte ad un dinamismo inarrestabile.
Consapevole dell’attuale situazione ReMedia ha quindi chiesto alle Istituzioni un intervento a livello normativo che assicuri veramente la tracciabilità dei rifiuti, così da assicurare il raggiungimento degli obiettivi elencati dalla Direttiva Europea. Entro il 2019 l’Italia è infatti chiamata a raccogliere l’85% del totale dei RAEE immessi sul mercato con l’obbligo, quindi, di aumentare il volume dei rifiuti elettronici raccolti e un cambiamento dei costi di sistema che potrebbero arrivare a raggiungere i 740 milioni di euro.
Evidenziando i punti critici del sistema, ReMedia ha proposto una serie di interventi per garantire alla filiera la chiarezza di cui ha bisogno. Accanto al Sistema Ufficiale di ReMedia, composto dai sistemi collettivi, opera il Canale Informale ovvero il circuito degli operatori commerciali che si occupano della raccolta dei RAEE senza però avere i requisiti e senza garantire i report e la tracciabilità allo Stato.
I NUMERI DEL 2011 Il Consorzio ha evidenziato che nell’anno di riferimento sono state raccolte 880mila tonnellate ovvero 14,6 Kg per abitante ma i Sistemi Collettivi ne hanno raccolti solamente 4,3 kg kg/ab. Altri 5 kg/ab rappresentano il volume gestito dal Canale Informale e altri 5 compongono il disperso, ovvero tutti quei rifiuti che non vengono intercettati. I 10 kg di rifiuti che non seguono il percorso ufficiale rappresentano così un notevole danno economico e ambientale.
I RAEE PROFESSIONALI Le analisi di ReMedia hanno portato a conoscere un dato importante: i Sistemi collettivi non intercettano più dell’11% degli AEE, il 57% viene trattato da operatori specializzati e il 20% è destinato a esportazione.
“I dati e l’analisi dei flussi del settore sono un elemento fondamentale per evidenziare le problematiche della filiera dei RAEE, considerando le evoluzioni future e i nuovi obiettivi imposti dall’UE”, spiega Danilo Bonato, Direttore Generale di ReMedia. “Alla luce della situazione che emerge dallo studio, è chiaro che serve un cambiamento a livello normativo che impedisca agli operatori non ufficiali di sottrarre una parte consistente di rifiuti tecnologici causando danni di grande rilevanza. Inoltre, occorre lavorare per ottimizzare i modelli di raccolta, grazie ad un forte l’impegno degli Enti Locali e della distribuzione, consentendo allo stesso tempo ai Produttori di poter contare sulla visible fee, strumento essenziale per assicurare trasparenza ed equilibrio finanziario al sistema”.