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Il Regno Unito apre i confini agli OGM

Il Regno Unito apre i confini agli OGM

 

(Rinnovabili.it) – La votazione europea, che di recente ha scaricato il potere di regolare degli OGM sugli Stati membri, raggiunge il primo risultato utile alle multinazionali: le colture geneticamente modificate entreranno nel Regno Unito dalla corsia preferenziale: Londra infatti progetta una “fast track”, cioè una procedura legislativa rapida, per aprire il mercato al mais biotech.

La nuova legge comunitaria, che entrerà in vigore questa primavera, consentirà agli Stati membri dell’Ue di seminare OGM che sono già stati approvati dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Secondo Sarah Cundy, responsabile della politica GM e della regolamentazione per il Regno Unito, tutto ciò potrebbe accadere in tempi brevi.

 

All’inizio del 2014, i ministri europei avevano votato per consentire la coltivazione del DuPont Pioneer ‘Supercorn’ , noto anche come GM mais 1507. L’ok è arrivato sulla scia dell’approvazione dell’EFSA, nonostante le preoccupazioni per gli effetti che potrebbe avere su insetti “utili” come farfalle e falene. L’Efsa lo sapeva, ma non ha fatto altro che raccomandare il contenimento di queste ricadute con misure di riduzione del rischio: ad esempio utilizzando la rotazione delle colture e predisponendo delle “aree cuscinetto”.

 

Gli ambientalisti inglesi sono in subbuglio, dato che l’unica rassicurazione circa la non contaminazione delle colture tradizionali è un’e-mail trapelata dal ministero dell’Ambiente. Promette «regole pragmatiche» per distinguere la produzione, così da consentire l’etichettatura degli OGM. Inoltre, «per almeno un paio d’anni», non si farà commercio di questi prodotti, assicura. Ma se si legge questa rassicurazione partendo dal fondo, essa prende la forma di un tacito assenso per la coltivazione di OGM nella stagione di semina 2017. E non importa chi vincerà le elezioni: anche il partito laburista vede le biotecnologie come un modo per rafforzare la catena alimentare del Regno Unito, se c’è il sostegno pubblico.

Gli ambientalisti temono, infine, che i Paesi intenzionati a vietare il cosiddetto “frankenfood” dovranno affrontare casi giudiziari che possono protrarsi fino alla Corte di giustizia europea. Infatti, sebbene la nuova legge consenta ai governi di abbandonare le coltivazioni di OGM, qualsiasi esclusione territoriale deve essere discussa con le multinazionali – che possono rifiutarla – e qualunque divieto potrà essere impugnato. Chi ha chiuso in anticipo le porte alle corporation del biotech (vedi la Francia) rischia poco. Ma per chi invece, come il Regno Unito, le sta spalancando, una eventuale marcia indietro sarà difficile e costosa.

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