(Rinnovabili.it) – Dal presidio No Triv in piazza San Silvestro a Roma arriva una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Renzi, recatosi alla direzione nazionale del PD. La richiesta: aprire un confronto pubblico sul tema delle trivelle e della consultazione che il governo, finora, ha tentato di evitare e poi di boicottare.
«Il Comitato VOTA SÌ – si legge in una nota – chiede al segretario del Partito Democratico un confronto pubblico e trasparente per discutere della norma oggetto del referendum che permette alle compagnie del petrolio e del gas di godere di concessioni della durata illimitata entro le 12 miglia marine. Chiede inoltre che il PD cambi l’orientamento al voto sinora espresso».
Andare al voto, ritengono i promotori, non è affatto inutile, ma piuttosto un importante atto di democrazia per il nostro Paese.
Il Comitato rivela che «un “postino” ha consegnato al Nazareno una lettera di grandi dimensioni che rappresenta simbolicamente la volontà di tutto il Comitato nazionale, delle centinaia di forze sociali che ne fanno parte, delle associazioni, dei comitati territoriali e di Enti locali che da anni sono impegnati a far avanzare nel nostro Paese scelte ambientali ed energetiche innovative, fatte di risparmio, efficienza, rinnovabili».
«Il suo invito al popolo italiano di disertare le urne ci sconcerta – si legge nella maxi-missiva indirizzata a Renzi – Fatto ancor più grave considerato che lei ricopre la doppia veste di capo del governo e di segretario del maggiore partito italiano. Far fallire la consultazione popolare è un obiettivo che Lei sembra stia perseguendo con ostinazione».
Eppure, ragionano i proponenti, l’utilità dell’andare al voto sul quesito referendario del 17 aprile è stata stabilita prima dall’Ufficio Centrale per i referendum della Corte di Cassazione e poi dalla Corte Costituzionale. «Entrambi hanno ritenuto l’emendamento governativo sulla durata di vita utile del giacimento una elusione del termine naturale delle concessioni stabilite dal diritto dell’Unione Europea».
Una forzatura che potrebbe portare il nostro Paese a dover presto fare i conti con le reazioni dell’Ue. Non è affatto esclusa l’apertura di una procedura di infrazione nei nostri confronti, che potenzialmente potrebbe costare cara alle tasche dei contribuenti.
«Dunque, il referendum è utile e giusto – dichiara il Comitato per il Sì – Lo hanno deciso le Istituzioni poste a garanzia della nostra Carta Costituzionale».