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“Allarme rosso” per il clima: cosa ci dicono i record di riscaldamento globale del 2023?

Come dobbiamo interpretare la lunga striscia di record toccata nel 2023 - e anche nel 2024? Che cosa ci dicono sullo stato del clima della Terra? Parliamo di record, ma dovremmo chiamarli in modo più appropriato "cambiamenti irreversibili"

Record riscaldamento globale 2023, l’OMM: è “allarme rosso”
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L’OMM ha rilasciato il rapporto State of the Climate 2023

(Rinnovabili.it) – Le agenzie ONU che si occupano della crisi climatica hanno esaurito le parole di avvertimento sulla gravità del global warming raggiunto l’anno scorso. I record di riscaldamento globale del 2023 sono “senza precedenti” e ci hanno portato in “un territorio inesplorato”, avvertono da mesi l’UNEP e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Oggi l’Organizzazione Meteorologica Mondiale parla di “allarme rosso”. Non sono esagerazioni per ottenere titoli a effetto sui giornali. È, purtroppo, una descrizione accurata dello stato di salute del clima della Terra. Il rapporto State of the climate 2023 rilasciato ieri dall’OMM ci aiuta a capire perché.

Effetti irreversibili su una scala temporale umana

Ci si potrebbe chiedere perché ci dovremmo preoccupare così tanto di un anno segnato da record eccezionali. È solo un anno, in fondo, e non ha rilevanza statistica. In realtà le cose non stanno così. I record di riscaldamento globale del 2023 ci hanno messo davanti a degli effetti della crisi climatica potenzialmente irreversibili su una scala temporale umana. Effetti che si sono peraltro manifestati ben prima di quando prevedevano i principali modelli previsionali.

È quello che si ricava dai dati sull’aumento della temperatura degli oceani globali l’anno scorso – temperatura che è tutt’ora a livelli record, anche superiori a quelli del 2023 in questa parte dell’anno. “Ciò a cui abbiamo assistito nel 2023, in particolare con il calore senza precedenti dell’oceano, il ritiro dei ghiacciai e la perdita del ghiaccio marino antartico, è motivo di particolare preoccupazione”, ha spiegato la nuova segretaria generale dell’OMM, Celeste Saulo.

Preoccupa soprattutto lo stato degli oceani perché la quantità di calore incamerata è “quasi irreversibile”: servono cioè millenni per invertire la tendenza. “La tendenza è davvero molto preoccupante e ciò è dovuto alle caratteristiche dell’acqua che mantiene il contenuto di calore più a lungo di quello dell’atmosfera”, ha aggiunto Saulo.

In un giorno medio del 2023, sintetizza il rapporto dell’OMM, quasi 1/3 dell’oceano è stato colpito da un’ondata di caldo marino, danneggiando ecosistemi vitali e sistemi alimentari. Verso la fine del 2023, oltre il 90% degli oceani ha subito ondate di caldo in un determinato momento dell’anno. Il Nord Atlantico a fine anno è rimasto per lungo tempo circa 3°C più caldo della media storica.

Tutto questo calore stoccato dagli oceani non resta lì, ma ha effetti a cascata sul resto del sistema climatico terrestre. È il caldo rilasciato lentamente dalle masse oceaniche che continua a tenere l’anomalia di temperatura globale sopra gli 1,7°C in questi primi mesi del 2024. Più calore significa anche più umidità in atmosfera, dunque eventi estremi più frequenti e intensi. Combinato con la fusione accelerata dei ghiacciai ai Poli, il caldo degli oceani sta portando l’aumento dei livelli dei mari su livelli ben più alti della media degli ultimi anni. In altre parole: tutta una serie di effetti della crisi climatica – che conosciamo già – si manifestano prima e in modo più intenso. Lasciandoci meno tempo per adattarci alla nuova realtà in cui ci troviamo.

I record di riscaldamento globale 2023 sono eccezionali?

Un altro aspetto da considerare con attenzione è il significato dei record di riscaldamento globale del 2023. Quando sentiamo la parola “record” tendiamo a pensare che descriva una situazione eccezionale. Così, se nel 2024 o, più probabilmente, nel 2025 il termometro globale non raggiungerà i picchi dell’anno scorso, il dato ci sembrerà rassicurante. Questo ragionamento non funziona quando si parla di sistema climatico del Pianeta.

Non funziona perché il clima della Terra vive di equilibri dinamici. Quando viene molto sbilanciato, come accade oggi, tende a trovare un nuovo equilibrio, diverso da quello precedente. Questo significa che stiamo andando – o ci troviamo già, probabilmente – in un clima diverso da quello a cui siamo abituati. Non solo negli ultimi 30 anni, ma negli ultimi 10.000 anni. Viviamo su un Pianeta che è sostanzialmente diverso da quello in cui siamo riusciti a sviluppare le società umane e al quale si sono adattate le specie viventi da cui dipendiamo.

I record di riscaldamento globale del 2023 ci segnalano che siamo in un clima diverso perché tanto la temperatura dell’atmosfera quanto quella degli oceani sono rimaste per gran parte dell’anno – e lo sono tutt’ora – costantemente sopra i livelli toccati negli anni precedenti, e di molto.

Come ha spiegato il fisico dell’atmosfera Andrea Corigliano, se succede per un anno posso pensare che sia un’anomalia singola, ma se si continua a ripetere anche nel 2024 – come sta succedendo – molto probabilmente significa che il sistema climatico sta reagendo in un modo che non ci aspettavamo e che non stiamo vedendo qualche elemento chiave. Ci possono essere dei meccanismi di feedback che si sono innescati e che non riusciamo ancora a cogliere appieno, ad esempio. Meccanismi che sono il segnale di un clima in transizione verso un equilibrio diverso.

Parliamo quindi di record, sì, ma dovremmo parlare in modo più appropriato di cambiamenti irreversibili.