(Rinnovabili.it) – Bhopal 1984, Chernobyl 1986, Golfo del Messico 2010, Fukushima 2011, cosa hanno in comune questi disastri ambientali? Il fatto che sono rimasti del tutto impuniti: risarcimenti irrisori o assenti per gli ingenti danni arrecati e nessun colpevole assicurato alla giustizia.
È proprio per porre fine a questa situazione che, nel corso di un convegno tenutosi a Venezia il 21 giugno che ha visto riuniti istituzioni, legislatori, politici ed esperti del settore, la Fondazione Sejf ha deciso di accendere i riflettori sui maggiori casi di giustizia negata in ambito ambientale degli ultimi 30 anni.
Con il dossier la “Sporca Dozzina”, così come riportato da Adnkronos, la Fondazione ha illustrato in particolare 12 ecocidi, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare i decisori politici sulla necessità di creare una legislazione ambientale internazionale più efficace. Da anni, infatti, la Fondazione si batte per l’estensione delle competenze della Corte penale internazionale dell’Aja ai reati ambientali, così da poterli giudicare come crimini contro l’umanità e l’istituzione di un apposito Tribunale europeo dell’Ambiente, per applicare le pene in modo omogeneo su tutto il territorio dell’Unione.
Ecco la lista nera dei reati ambientali presentata dalla Fondazione
KIRIBATI E MALDIVE – Oltre 350.000 abitanti sono minacciati dall’innalzamento dell’oceano dovuto ai cambiamenti climatici: tale situazione ha di fatto creato una nuova categoria di rifugiato, quello climatico.
CANADA – Considerata l’attività industriale più dannosa del mondo, lo sfruttamento delle sabbie bituminose dell’Alberta, in cui sono contenuti due trilioni di barili di petrolio, sta distruggendo una regione grande quanto la Florida e minacciando le popolazioni locali.
NIGERIA – A causa dell’estrazione di petrolio nell’area del delta del Niger, effettuata bruciando il gas che fuoriesce dai pozzi petroliferi, le popolazioni locali e gli ecosistemi subiscono effetti devastanti.
INDONESIA – Ad essere sotto accusa sono le multinazionali che producono carta: le foreste pluviali del Paese, le quali ospitano il 12% dei mammiferi, il 15% dei rettili e il 17% degli uccelli del pianeta, stanno scomparendo.
GIAPPONE – L’11 marzo 2011 lo tsunami provocato dal terremoto di magnitudo 9 ha causato l’esplosione del reattore 1 della centrale di Fukushima e la fusione del nocciolo nei reattori 2 e 3. 110.000 persone sono state sgomberate nel raggio di 30 chilometri e più di 21.000 vivono ancora fuori dalle loro abitazioni.
GOLFO DEL MESSICO – il 20 aprile 2012 un’esplosione a bordo della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP ha causa 11 morti e lo sversamento in mare di centinaia di migliaia di tonnellate di petrolio. I danni per la salute della popolazione, per l’economia locale e per gli ecosistemi sono incalcolabili.
ROMANIA – Il 31 gennaio 2000 un’onda di cianuro proveniente dalla miniera d’oro Esmeralda, ad Aurol, è arrivata alla foce del fiume blu, la più grande zona umida d’Europa, viaggiando ad una velocità di cinque chilometri l’ora. Per la società rumeno-australiana che possiede la miniera Esmeralda, il fenomeno sarebbe stato causato dal disgelo, che avrebbe fatto tracimare una diga. La società ha poi dichiarato fallimento e nessuno ha mai risarcito un solo euro per il disastro.
ECUADOR – Nel 1993 durante le operazioni di esplorazione e sfruttamento delle risorse petrolifere nell’area del Lago Agrio, la multinazionale Chevron-Texaco ha inquinato oltre 2 milioni di ettari, contaminando la foresta amazzonica, riversando 60 miliardi di litri di reflui tossici nell’acqua utilizzata dalle popolazioni locali.
MAR LIGURE – il 14 aprile 1991 la superpetroliera Haven affondata davanti Arenzano ha causato la morte di 5 uomini dell’equipaggio e lo sversamento sui fondali del Mar Ligure di oltre 134 mila tonnellate di petrolio.
BIELORUSSIA – Il 26 aprile 1986 si verificò il terribile incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Si sprigionarono nubi radioattive che raggiunsero ben 20 paesi. La tragedia provocò nell’arco degli anni più di un milione e settecentomila sfollati e gravi patologie, quali tumori alla tiroide, emoblastosi, neoplasie maligne e mutamenti genetici. Le cause furono indicate in gravi mancanze da parte del personale.
ARGENTINA – Ad essere sotto accusa è la montagna di 30.000 tonnellate di piombo, residuo delle lavorazioni dell’impianto di Huasi, chiuso negli anni ’80. L’81% della popolazione infantile di Abra Pampa è esposta ai danni derivanti dal piombo.
INDIA – Nel 1984 a Bhopal si sprigionò una nube tossica di isocianato di metile dallo stablimento della Union Carbide, specializzato nella produzione di pesticidi. La nube uccise in breve tempo oltre 2.259 persone e ne avvelenò decine di migliaia. Le famiglie delle vittime ricevettero come risarcimento l’equivalente di 500 euro.