(Rinnovabili.it) – E’ stato presentato stamane a Roma dal Ministro dell’ambiente Orlando il IX Rapporto ISPRA sulla Qualità dell’Ambiente Urbano. L’aria che respiriamo e gli spazi che viviamo sono stati messi sotto indagine per capire in che modo ogni giorno ci relazioniamo con l’ambiente e come il suo stato di salute interferisca con la nostra vita. Prendendo in considerazione 60 comuni italiani, per una superficie pari al 4% del territorio nazionale e dove risiede il 24,9% della popolazione l’Istituto ha disegnato la situazione attuale descrivendo la qualità dell’aria e la quantità di emissioni presenti a seconda delle zone, evidenziando la presenza o meno del verde urbano, l’impatto della mobilità urbana e le destinazioni d’uso del suolo.
LO SMOG E LA MOBILITA’
Nonostante le emissioni siano in calo un po’ ovunque, la presenza di sostanze inquinanti dannose caratterizza in maniera negativa la nostra atmosfera. Si registrano ancora troppo spesso superamenti dei limiti di PM10 nelle grandi città, dove il traffico intenso e le attività industriali lasciano il segno soprattutto nelle città del Centro-Nord, in Campania e Sicilia.
Monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo non destano più preoccupazione anche se rimangono alti i livelli di ozono in quasi tutte le stazioni di monitoraggio esaminate, anche i livelli sono scesi rispetto agli anni passati.
A scendere nelle grandi città è anche il numero delle vetture ad eccezion fatta di Roma, che ha dimostrato di avere il maggior numero di auto in circolazione (quasi 1.600.000), seguita da Milano (quasi 600.000), Napoli (poco più di 500.000) e Torino (circa 450.000).
L’ACQUA E LA CEMENTIFICAZIONE
Di importanza vitale per il benessere delle città e della popolazione anche l’acqua. Da dove viene l’acqua che beviamo? Come arriva fino a casa nostra e soprattutto quanta ne consumiamo? Analizzando la situazione delle 60 città campione l’ISPRA ha scoperto che il valore medio del consumo di acqua ad uso domestico è diminuito nel 2011 di circa il 14,5% rispetto al 2000. La riduzione più importante si è però registrata a Monza seguita da Parma, Piacenza e Genova.
Valle d’Aosta, provincia autonoma di Trento, Abruzzo, Sicilia e Sardegna si sono rivelate le uniche realtà autosufficienti dal punto di vista idrico mentre sono le regioni del sud ad avere le maggiori difficoltà con la Puglia in testa come regione maggiormente dipendente dalle forniture esterne di acqua: più del 60% della disponibilità complessiva da destinare all’utenza finale (circa 333,5 milioni di metri cubi di acqua ad uso potabile) proviene dalla Basilicata (per circa il 64%), dalla Campania (per circa il 36%) e in quantità residuali dal Molise.
Collegata all’acqua la questione delle aree impermeabili. Sembra infatti che siano aumentate le aree impermeabili determinate dall’eccesso di cementificazione del territorio con circa 220mila ettari di territorio trasformati con un consumo di suolo giornaliero pari a quasi 5 ettari di nuovo territorio perso ogni giorno (sono circa 70 a livello nazionale). In testa alla classifica del cemento Napoli e Milano che hanno ormai consumato più del 60% del proprio territorio comunale mentre troviamo a Messina, Cagliari e Venezia le più alte quote di aree naturali protette.