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Rapporto Ecomafia 2015: impennata dei reati ambientali

Numeri cresciuti in tutti i settori. Una vera emergenza su cui il Rapporto Ecomafia 2015 accende la luce nell’anno della legge sugli ecoreati

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(Rinnovabili.it) – Nell’anno in cui gli ecoreati entrano nel Codice Penale, il Rapporto Ecomafia 2015 di Legambiente è tra i più attesi dell’ultimo periodo. Il volume è stato presentato stamattina a Roma, leggendo in apertura un messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Ricostruire un equilibrio tra territorio e società, tra sviluppo e cultura, tra ambiente e diritto della persona è anzitutto la grande impresa civica a cui ciascuno di noi è chiamato con responsabilità – recita un passaggio della missiva – Il rispetto dell’ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese».

 

Messaggio totalmente disatteso dai criminali censiti dal lavoro delle forze dell’ordine, i cui dati sono stati inseriti nel dossier di Legambiente. Le sue pagine, infatti, raccontano un’Italia in cui il business dell’illegalità ambientale non smette di crescere. Aumentano le infrazioni nel settore dei rifiuti e del cemento, alimentate dal fenomeno della corruzione che vede schizzare ai vertici della classifica la Lombardia dell’Expo 2015. Numeri eclatanti si riscontrano anche nell’agroalimentare, e nel racket degli animali, da sempre ai vertici della classifica dell’ecomafia. L’anno 2014, cui il rapporto 2015 fa riferimento, si è chiuso dunque con un bilancio pesante, che mette nero su bianco un continuo proliferare del business dei crimini ecologici. La Puglia vince la palma nella classifica regionale degli illeciti, il Lazio è la prima regione del centro Italia, la Liguria la prima del Nord.

 

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Tutti i numeri del Rapporto Ecomafia 2015

Il dossier di Legambiente sciorina tutti i numeri dell’illegalità ambientale: 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, poco meno di 4 ogni ora, per un fatturato criminale che è cresciuto di 7 miliardi rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra di 22 miliardi. A contribuire in maniera eclatante è il settore dell’agroalimentare, con un fatturato che vale oltre 4,3 miliardi di euro.

Il focus tradizionale che l’associazione del cigno verde dedica alle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa racconta un Sud Italia in cui l’incidenza criminale sta crescendo: in Puglia, Sicilia, Campania e Calabria si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736), con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri. Al calo dei reati in Campania (-21% circa), dovuto forse ai tanti riflettori accesi di recente sulla regione, risponde un aumento degli illeciti in Puglia, col 15,4% dei reati accertati (4.499), 4.159 denunce e 5 arresti.

 

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Nel 2014 il settore più redditizio per le organizzazioni criminali è stato quello agroalimentare, il cui fatturato, tra sequestri e finanziamenti illeciti ha superato i 4,3 miliardi (l’anno prima era intorno ai 500 milioni) per 7.985 reati accertati. Subito dopo viene il racket degli animali: 7.846 reati tra bracconaggio, commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti. Un massacro quotidiano che non conosce fine. Nemmeno dopo la denuncia di 7.201 persone e l’arresto di 11.

Tra i macro settori monitorati da Legambiente, anche i dati su rifiuti e ciclo del cemento sono poco incoraggianti: crescono infatti i reati nel primo comparto (+26%) e le inchieste sul traffico organizzato di rifiuti (art.260 Dlgs 152/2006), che sono addirittura a 35. Aumentano anche gli illeciti nel settore del cemento: 5.750 reati (+4,3%). A questi, vanno aggiunte le stime sull’abusivismo edilizio elaborate dall’Istituto di ricerca Cresme Consulting, che nel 2014 ha identificato circa 18mila nuove costruzioni fuori legge, il 16% del nuovo costruito, con un giro d’affari che supera abbondantemente il miliardo di euro.

 

«Gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata», spiega il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione in un’intervista contenuta nel Rapporto Ecomafia. Sono ben 233 le inchieste ecocriminali in cui la corruzione ha svolto un ruolo cruciale, concluse con l’arresto di 2.529 persone e la denuncia di 2.016, grazie al contributo di 64 procure di diciotto regioni. La Lombardia è la prima regione dove il fenomeno corruttivo si è maggiormente diffuso con 31 indagini.

 

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Il dossier 2016 banco di prova degli ecoreati

Il Rapporto Ecomafia 2016 sarà quello della verità: quanto avrà contribuito la legge sugli ecoreati pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 maggio?

«Finalmente – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – i reati ambientali saranno adeguatamente puniti. L’approvazione del Ddl dopo 21 anni di attesa rappresenta sicuramente un salto di civiltà e una vittoria che avremmo voluto condividere con le tante realtà che fino ad oggi hanno dovuto fare i conti anche con la concorrenza sleale della criminalità. Così non è stato. Confindustria, dopo aver fatto di tutto per insabbiare e snaturare la legge, ha reagito alla sua approvazione come ad un indegno attacco all’imprenditoria italiana, senza capire che solo una netta separazione tra economia sana ed economia illegale può rilanciare l’indubbio ruolo positivo dell’imprenditoria, e sprecando un’ottima occasione per valorizzare le imprese sane».