(Rinnovabili.it) – Preoccupa l’aumento costante di rifiuti e fa riflettere soprattutto la gestione dei rifiuti elettronici. L’aumento della mole di RAEE nel 2017 potrebbe passare da 48,9 milioni di tonnellate nel 2012 a 65,4 milioni, ovvero il 33 per cento in più.
Il progredire della tecnologia sta portando alla crescita vertiginosa dei telefoni cellulari che finiscono nella spazzatura insieme a computer e ad altri dispositivi elettronici che dovrebbero seguire uno specifico percorso di smaltimento. Secondo i dati dell’Unione europea, infatti, il volume dei rifiuti elettronici è aumentato di tre volte rispetto all’aumento della mole di spazzatura tradizionale. La stessa situazione si sta verificando anche nei paesi in via di sviluppo, meta del traffico illecito di rifiuti da apparecchiature e elettriche ed elettroniche dove non esiste una normativa che regolamenti il comparto e chiarisca come gestire i prodotti a fine vita che andrebbero disassemblati per estrarre le risorse utili e riciclabili limitando i danni ambientali e alla salute umana. La lavorazione e l’estrazione dei materiali dai rottami elettronici necessita di competenze specifiche in modo da massimizzare il recupero delle risorse e limitare i danni ambientali, ma questi meccanismi sono rari, soprattutto nelle economie ancora non sviluppate.
Al momento è l’Asia il centro mondiale di produzione dei dispositivi in questione e spesso qui tornano i RAEE che non finiscono nelle discariche dove vengono solitamente bruciati con gravi danni ambientali. Berillio, cadmio, mercurio, fosforo, bario e metalli come il piombo per essere trattati hanno bisogno di attrezzature e strutture specifiche oltre che di una normativa che garantisca il rispetto delle regole visto che queste sostanze sono altamente pericolose quando vengono in contatto con acqua, aria e terra per questo l’UNEP ha rinnovato il proprio appello affinchè si rediga una normativa a tutela della salute umana e ambientale in caso di smaltimento e trattamento dei RAEE.