(Rinnovabili.it) – Sono chiamate isole di plastica o vortici di spazzatura e sono giganteschi ammassi di rifiuti galleggianti creati negli oceani del pianeta dalle correnti marine. Della loro esistenza si sa fin dagli anni ’50, ma valutarne la precisa estensione e composizione è molto più difficile di quanto si possa pensare. A fornirci nuove informazioni sull’inquinamento marino da parte della plastica sarà ora la “Race for Water Odyssey” (R4WO). Organizzata dall’omonima Race for Water Foundation, la spedizione partirà da Bordeaux (Francia) il 15 marzo 2015 con l’obiettivo di condurre la prima valutazione globale dell’inquinamento di plastica negli oceani, visitando le cinque isole oceaniche di spazzatura oggi conosciute. Per quasi 300 giorni, a bordo del trimarano “MOD70” l’equipaggio raccoglierà ed analizzerà questi 5 vortici attraverso un metodo standardizzato per studiare microplastiche, comparando i dati fra loro; la spedizione prevede anche di incontrare le popolazioni locali, al fine di raccogliere informazioni sulle loro soluzioni per la mitigazione dell’inquinamento di plastica.
“L’acqua, e la sua salvaguardia, sono argomenti che mi sono sempre stati a cuore”, ha commentato Marco Simeoni, presidente della Race for Water Foundation. “Dopo aver creato la Race for Water Foundation, mi sono detto che era assolutamente necessario adottare misure contro l’inquinamento marino. Ma per essere in grado di elaborare soluzioni, avevo bisogno prima di comprendere appieno il problema. Da ciò è nata la ‘R4WO’. L’obiettivo di questa missione eccezionale è quello di studiare i 5 vortici di plastica, al fine di trovare soluzioni adeguate”. Il presidente della fondazione spenderà nove mesi a bordo del trimarano insieme altri cinque membri dell’equipaggio, tra cui Steve Ravussin, famoso velista svizzero. In parallelo, la spedizione cercherà di educare mondo industriale, legislatori e il pubblico in generale, attraverso la sensibilizzazione su temi cruciali della conservazione dell’oceano. “Ogni anno, oltre 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono in mare”, ha aggiunto Ravussin. “Dobbiamo agire il più rapidamente possibile per preservare il più importante ecosistema del pianeta. E’ davvero il momento di fare qualcosa”.