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Qualità dell’aria: il ruolo di sabbia, vulcani e incendi

(Rinnovabili.it) – La “polvere” sahariana, il pulviscolo vulcanico, gli incendi e la salsedine hanno ruolo da non sottovalutare nella valutazione dell’inquinamento atmosferico. Lo riferisce la nuova relazione curata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), la prima valutazione, da parte di Bruxelles, delle relazioni nazionali dei Ventisette ai sensi della direttiva dell’UE Air Quality. La norma stabilisce valori limite giuridicamente vincolanti per migliorare la qualità dell’aria a cui però i paesi possono sottrarre l’inquinamento da fonti naturali, in quanto obbligati a ridurre le sole emissioni di origine antropica. Pertanto il rapporto include anche la documentazione dei contributi di Madre Natura che hanno portato al superamento dei valori limite di qualità dell’aria da parte degli Stati membri.

In realtà, calcolare l’esatta quantità di inquinanti naturali risulta essere abbastanza complicato; eppure, osserva la relazione, in alcuni paesi questo contributo è tutt’altro che trascurabile. Le più comuni fonti naturali di particolato in Europa sono la polvere proveniente del deserto, i vulcani, gli incendi boschivi, e il sale contenuto negli spruzzi del mare. Undici Stati Membri hanno segnalato che le fonti naturali hanno spinto le concentrazioni di particolato oltre i valori limite nel 2008 o 2009 (Austria, Cipro, Germania, Grecia, Francia, Italia, Lettonia, Malta, Portogallo, Spagna e Regno Unito). Il più alto numero di casi sono stati segnalati dai paesi mediterranei: Cipro, Francia, Grecia, Italia e Spagna. “La cattiva qualità dell’aria causata dalle fonti naturali è per definizione al di fuori del nostro controllo”, ha spiegato il direttore esecutivo SEE Jacqueline McGlade. “Ma questa analisi mostra che le autorità dovrebbero compiere sforzi supplementari per ridurre l’inquinamento atmosferico che può essere controllare, perché l’effetto cumulativo delle particelle naturali e quelle artificiali può danneggiare la salute della gente”.

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